mercoledì 28 settembre 2011

Ministro Sacconi, per cortesia!

Ennesimo bollettino di guerra dall'Istat: il lavoro nelle grandi imprese cala dell'1,5% a luglio.L'incidenza della Cig è pari a 30,9 ore lavorative su mille, in crescita di 0,3 ore su mille.
Caro Ministro, almeno negli ultimi mesi del suo mandato, pur coltivando l'idea che possa anticipare il suo immeritato riposo, faccia qualcosa di veramente serio per il lavoro.
Lasci perdere il suo inutile tentativo di voler distruggere la Cgil...non Le riuscirà! Ci creda! Lei è troppo piccolo e poco potente per disintegrare la maggioranza dei lavoratori...perché di questo si tratta...della maggioranza.
Il patetico tentativo di dividere i sindacati, inizialmente riuscito, è un traguardo che è stato cancellato dallo sciopero indetto dalla signora Camusso, al quale ha partecipato la maggioranza dei lavoratori, quindi anche una parte della "maggioranza ipotizzata nel caso Fiat". Lei, insieme a Cisl e Uil, vi eravate illusi che la gente vi seguisse. Non vi eravate fermati neanche per un attimo a pensare quali fossero state le condizioni storiche di tale evento. Per voi era una vittoria! Se i suoi sindacati amici l'avessero seguita ancora, avrebbero concesso alla Cgil ancora più spazio e, lei insegna, in politica quello che contano sono i numeri e la Cgil non solo aveva i suoi, ma li stava erodendo anche ai suoi amici. Non la seguiranno, salvo che non vogliano tentare un suicidio sindacale.
Il suo rancore verso il lavoro e i diritti acquisiti e l'astio che si porta dietro dagli anni craxiani, sono la causa delle distorsioni di vedute che la rendono improponibile al ruolo che occupa. Forse non si rende conto che sta rimanendo solo...neanche più Confindustria la sta seguendo, il che è tutto un dire.
Vogliamo sperare che qualche suo collaboratore la tenga informata dei dati Svimez, che evidenziano un Sud disastrato e con un futuro da tragedia; la informi dei dati Istat, che non riescono più a pubblicare dati positivi e lei, caro ministro, ci propina la cura contro tutti i mali della disoccupazione: la flessibilità contrattata.
Noi non abbiamo la sua preparazione e conoscenza ma, soprattutto, non abbiamo la sua scaltrezza e sicurezza, ma saremmo ben lieti di sapere come può la flessibilità contrattata porre rimedio alla precarietà e a stabilizzare le assunzioni. Forse voleva riferirsi a tutta quella pletora di lavori saltuari (come i picchi di lavoro sul fine settimana nei negozi, nei centri commerciali o MacDonald's), che potrebbero interessare chi, in attesa di lavori migliori, è pronto a piccole elemosine.
Caro ministro, il lavoro è un'altra cosa. Il lavoro è un diritto e il suo compito e quello del suo governo è di studiare strategie industriali ed economiche per far si che le persone abbiano la possibilità di usufruire di tale diritto. I giovani hanno il diritto di costruirsi un progetto di vita e non di "contrattare" (o elemosinare?) continuamente la possibilità di lavorare. I giovani hanno tempo di aspettare momenti migliori e, nel frattempo, darsi da fare, come abbiamo fatto tutti, ma, caro ministro, se continuiamo con questo andazzo, fra un paio di anni  nella categoria dei giovani metteremo anche i cinquantenni. Allora non stia ad angustiarsi più di tanto per ridisegnare il sistema pensionistico, perchè la pensione, questi giovani quaranta-cinquantenni, non la vedranno mai.
Ministro Sacconi, non è l'articolo 18 a frenare per la troppa protezione, ma è l'incapacità di chi amministra a creare lavoro, a studiare politiche adeguate, a voler far stravincere il capitale e sottomettere il lavoro. E' la preminenza dell'economia di carta su quella reale, che condiziona l'operato dei governi, che hanno più a cuore la finanza che non le persone; è la forza delle lobbies, che regolano i calendari dei governi. I sistemi ci sarebbero, ma sono condizionati dai palazzi del potere finanziario, contro i quali niente si può, soprattutto se si vuole mantenere le poltrone a voi tanto care. La gente langue? Che si può fare? E' la crisi mondiale! I ricchi non si toccano e neppure i loro privilegi, altrimenti ci sono tanti altri paesi che sono disponibili a vendersi a condizioni molto più vantaggiose, anche a discapito dei fondamentali diritti dell'uomo.
Vede, caro ministro, è molto più facile e meno dispendioso far girare come trottole i lavoratori, rendendoli flessibili e precari, che non parlare loro, ad esempio, di compartecipazione, che sicuramente sarebbe un ottimo sistema per migliorare la produttività, la qualità e la fidelizzazione. E' meglio non farsi carico delle nostre migliori menti, che vanno a far ricchi gli altri paesi, che non investire in centri di ricerca universitari, dove farli lavorare, magari studiando anche forme di partecipazione privata, su nuove tecnologie, brevetti ecc.
I sistemi ci sono, basterebbe avere a cuore i lavoratori e il lavoro, avendo come obiettivo primario la centralità dello stesso.Chi amministra non deve comportarsi come le "tagliatori di teste", che per prima cosa, quando devono recuperare dei costi, licenziano. Tagliare sul personale è la regola. Tagliare posti di lavoro è la vostra regola. Non importa come sia il verso del taglio, l'importante è recuparare i costi...poi si ragiona! Così si rischia di perdere la professionalità, la tecnologia e le abilità acquisite in anni di esperienza. Non importa! Tagliare! Non importa se si perde in qualità o in fiducia. Com'è possibile chiedere qualità a chi non sa se lavorerà un mese, sei mesi o un anno e ha la testa nella ricerca di un lavoro che sostituisca quello che ritiene a termine. E come si potrà mai essere competitivi a livello internazionale a queste condizioni?



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