venerdì 14 settembre 2012

Matteo "Silvio" Renzi

Giulio Andreotti usava dire "A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca". 
Va bene rottamare; passi che dell'articolo 18 non gliene freghi niente; sorvoliamo sul fatto che dice tutto all'infuori che qualcosa di sinistra; dimentichiamoci della querelle con la Cgil sul lavoro domenicale, ma chiedere il voto ai delusi del Pdl è una cosa intollerabile.
Sicuramente ha anche ragione Massimo Cacciari quando dice "Chiedere il voto del Pdl è una buffonata. Siamo un Paese in preda ai pazzi", ma nel caso di "Silvio" Renzi è una cosa pensata da tempo. Lui è l'uomo ambiguo giusto per raccogliere voti a destra e a manca; il "nuovo" politico della "nuova" politica. Da tempo ci martella un'idea in testa e già in alcuni post avevamo espresso il concetto. 

Oggi, tutti i partiti sono sempre più schiacciati al centro (la storia italiana insegna che il centro ha sempre comandato); in questi anni sia la destra che la sinistra hanno fatto un utilitaristico maquillage  e pur sposando il centro hanno tentato di mantenere in vita qualche sfumatura di grigio, la prima,  e di rosa, la seconda. I rappresentanti dei partiti non hanno più idee forti e connotate, ma li separano sottilissime soglie di pensiero. Tanto che la sinistra e la destra sono diventate estreme, quasi "ultra". Le sfumature sono talmente sottili, fra i due centri estremi, che se sulla giacca dell'interlocutore non si vede lo stemma del partito di appartenenza è quasi difficile capirne lo schieramento.
In questo pantano ideologico è vincente chi riesce ad avere idee aggreganti per entrambi gli schieramenti. L'abilità non è tanto nel programma ma nella capacità di essere gradito agli scontenti del Pd e del Pdl che, in definitiva, è la parte più ampia dell'elettorato delle due "fazioni" in lotta. "Silvio" Renzi è giovane, brillante, accattivante, ambizioso, scaltro (i suoi consiglieri di più!) e potrebbe riuscire nel suo intento (lo scriviamo facendo gli scongiuri!).
Non siamo d'accordo con Cacciari, in quanto il Rottamatore non è né buffone e né, tanto meno pazzo: lui  (o chi per lui) ha capito il momento e non gliene può fregar de meno di chi gli darà il voto. Ciò che conta è il risultato elettorale...i numeri!
Il sindaco di Firenze sa benissimo che se dovesse fallire sarebbe finito o dovrebbe cambiare partito, anche se ha cercato di mettere le mani avanti, dicendo che in caso di sconfitta si metterebbe al servizio di Bersani, tanto per contare su un incarico che gli possa assicurare l'avvenire (economico). E sa altrettanto bene che quest'ultimo, del suo servizio, potrebbe fregarsene.
Ma qual'è l'idea che ci frulla nella testa e perché abbiamo ricordato Giulio Andreotti ad inizio post?
E' solo una sensazione, sicuramente una malignità o più realisticamente una cattiveria, ma non riusciamo a liberarci dall'idea che le modalità della sua discesa in campo siano già state decise  durante la sua visita ad Arcore! E Silvio "Renzo" Berlusconi tace e aspetta, osservando.


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