giovedì 23 giugno 2011

La sinistra, il lavoro, i lavoratori e i giovani

Secondo il centro studi di confindustria l'economia italiana "fatica a riprendere slancio". Nel 2011 il Pil si fermerà sotto l'1%, mentre 473 mila persone sono in cig. Fra il 2008 e il 2011 la crisi ha procura 582 mila disoccupati, che , senza la cassa integrazione, sarebbero stati 1,1 milione di lavoratori.  Quindi propone la ricetta : alzare l'età pensionabile e tagliare gli stipendi pubblici.

Questi ultimi, sempre secondo il centro studi, dal 1980 al 2009 sono saliti, in termini reali del 43,9% contro il 26,9% di quelli privati. Ora, sarebbe da vedere se è il primo valore esagerato o se il secondo è miserando, visto che siamo agli ultimi posti fra i paesi Ocse in termini di salari.
Il Pd, che da tempo è fuori dalla scena e lontano dalla realtà, da incarico all'istituto SWG di effettuare un'indagine sulla condizione operaia in Italia; e questo, come elemento di discussione alla conferenza sul lavoro che si è svolta di recente a Genova. Dall'indagine ne esce un tipo di operaio politicamente orfano, sindacalmente freddo, sempre più aziendalista e, in materia di  rivendicazioni, decisamente orientato a chiedere più salario. Vi rimandiamo alla lettura di chi sono gli operai su IlPost.  Sono cose così sconvolgenti per chi da anni è stato assente e tanto banali per chi vive quotidianamente il mondo del lavoro, che ci imbarazza quasi che il partito  al quale guardiamo come al meno peggio abbia speso soldi per una cosa così ovvia e chiara, che sarebbe bastato chiederlo al meno scaltro fra i sindacalisti della Cgil. Un altro elemento, di per sé ovvio, e sul quale la sinistra o centro-sinistra deve  riflettere è la risposta " da quale area politica si sente maggiormente tutelato come lavoratore" : il 31% risponde "dalla sinistra e dal centro-sinistra", il 18% "dalla destra e dal centro-destra" e il 3% dal centro. Quello che è preoccupante è il 42% che risponde da "nessuno". Anche se ciò è una logica risposta dei lavoratori verso una classe politica assente, rimane comunque un fenomeno su cui pensare e, magari, cercando di non rimanere ancora altro tempo assenti. Farsi carico delle istanze dei lavoratori era e dovrà ancora essere l'impegno primario di una sinistra che voglia riconquistare la fiducia delle persone.
Soprattutto, il lavoro della sinistra dovrà essere quello di riavvicinare i giovani e i meno giovani in un progetto che li veda comunemente impegnati, perché , come ha detto  il presidente della Repubblica: "Una corretta visione di uno sviluppo sostenibile e nel rispetto del principio fondamentale di solidarietà, i rapporti di responsabilità e fiducia fra le generazioni costituiscono le basi essenziali per assicurare una effettiva integrazione tra patrimoni di esperienze, valori e ideali, e per corrispondere alle esigenze e alle aspettative di tanti giovani che vivono una condizione di instabilità e incertezza nel loro futuro", Napolitano: "Risposte per i giovani precari".
Alle esortazioni di Napolitano o di Draghi fa riscontro uno studio del Censis, Il rattrappimento nel presente, dal quale si evince che i giovani italiani "sono quelli che in Europa danno minore importanza alla scuola, il 50% non lo ritiene un investimento valido", mettendo in evidenza una nuova malattia italiana, diffusa più fra i giovani, il "presentismo". Nel paese non c'è più voglia di investire nel futuro. Oggi, fra i giovani scoraggiati, La scuola? Non è un investimento valido per il 50% dei giovani italiani, quelli che in Italia hanno in progetto di avviare una propria attività è il 27,1%, contro una media europea del 42,8% ( 74,3% in Bulgaria e 53,5% in Spagna). Se poi guardiamo il dato della scuola, l'Italia si pone in fondo alla lista dei 14c paesi considerati, compresa la Turchia. In quest'ultimo paese i giovani che considerano la scuola un investimento sono l'80%, come in Spagna, Portogallo e Gran Bretagna.
Vent'anni di governo di destra e centro-destra hanno fatto terra bruciata intorno al lavoro e ai lavoratori, senza dimenticarsi di completare l'opera distruggendo un'intera generazione di giovani Sembra che il malessere di milioni di persone non sia affar loro, impegnati come sono a difendere i propri privilegi. E non possiamo che condividere quanto scrive Giovanni Sartori sul Corriere della Sera, Il gioco stanco delle retromarce: "Ormai è sempre più evidente che siamo nelle mani di leader penosi, leader da strapazzo [...] Il dramma è che oramai a Berlusconi basta sopravvivere, e che a Bossi basta fare il padroncino al Nord".
Sia chiaro, la sinistra e il centro-sinistra non sono immuni dal disastro del lavoro e dei giovani e, se vorranno riottenere credibilità, non dovranno limitarsi esclusivamente a urlare le stupidaggini che dicono o che fanno quelli di destra, ma dovranno rimboccarsi le maniche e costruire un progetto  su cui raccogliere il maggior consenso possibile. In questo momento è necessario che l'unità con tutte le forze di opposizione su pochi, ma essenziali, progetti sia da ricercare come un antibiotico. 
Non ricordo esattamente, ma creo che fosse stata la Lilli Gruber in una puntata di Otto e Mezzo, a dire che i giovani e i lavoratori  sarebbero andati a cercare i responsabili della loro situazione con i forconi. Non è auspicabile una situazione del genere, ma la disperazione fa fare anche cose peggiori e il malessere sociale, oggi, è palpabile. 

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