venerdì 25 febbraio 2011

MARCHIONNE: Fiat voluntas tua

Non è importante che sia una piccola o grande cosa, ma la Fiat ha annunciato che dal 14 marzo entra in vigore il nuovo sistema delle pause dei lavoratori presso lo stabilimento di Melfi (3 pause da dieci minuti anziché da venti minuti). Ciò ha provocato il disappunto sia della rsu che della Uilm , che si sono affrettate a dire che "non servono fughe in avanti, sono dannosi gli atti unilaterali d'imperio" ma è utile verificare "le ricadute concrete del progetto Fabbrica Italia negli altri stabilimenti".
Ma cosa sono questi "atti unilaterali d'imperio"? Infondo sono accordi stipulati a seguito di scissioni sindacali e divisioni fra i lavoratori, fino a dover ricorrere ad un referendum. Marchionne sta attuando ciò che è scritto su quegli accordi. Certo, erano accordi che riguardavano altri stabilimenti; oltretutto sarebbe stato corretto effettuare prima una verifica, poi concordare con il sindacato se poterli applicare anche in altri stabilimenti, ma sono facezie, quisquiglie, amenità. Se vanno bene per Mirafiori, perché non vanno bene per Melfi? Dove sta l'atto d'imperio. L'essersi dimenticato di informare i sindacati firmatari che ciò che loro hanno firmato non deve essere verificato ma applicato? O forse sta nel fatto che sta forzando la mano per anticipare i tempi su qualcosa di cui loro non sanno prevederne gli esiti? In fase di contrattazione i sindacati firmatari avranno valutato bene ogni aspetto, ogni possibilità e ogni evenienza, per cui se la riduzione dei tempi di pausa crea maggiore produttività e maggiori guadagni, anche per i lavoratori, non vediamo dove sia l'atto di imperio a estendere tali condizioni anche a Melfi.
Noi abbiamo due sensazioni forti: che l'atto d'imperio non sia ancora avvenuto e che con quell'accordo, non sostenuto da tutti gli attori interessati e privo di esplicite strategie aziendali, si siano messi nella condizione di subire ancora "fughe in avanti"; e, soprattutto,  che se la Fiom e un Governo interessato non parteciperanno ai futuri giochi, i sindacati firmatari, sottoposti al continuo gioco del ricatto dell'a.d., dovranno accettare molti altri "atti d'imperio". 
Senza la Fiom non è possibile instaurare una nuova strategia di gestione delle relazioni industriali, tali da obbligare il Governo a fare la sua parte e l'azienda al rispetto delle regole: all'appello manca il 49% della forza-lavoro referendaria. Ma, per fare ciò,  dovranno essere i sindacati firmatari e la Fiom a fare una fuga in avanti, cioè dovranno rivedere le loro strategie e modernizzarsi per il futuro. Noi abbiamo bisogno di posti di lavoro; abbiamo bisogno della Fiat e di tutte le aziende che operano nel nostro paese, anzi, sono ancora poche, ma dovranno mettersi nell'ordine di idee che in questo difficile momento è necessario che i sindacati co-gestiscano il lavoro. Dobbiamo guardare alla Germania. 
Marchionne non è un manager illuminato, anzi, rappresenta la peggior qualità di manager, di puro stile americano, impegnato più verso gli azionisti che non i lavoratori, ed è per questo che un forte sindacato interessato alle sorti dell'azienda, quindi del lavoro, sia elemento indispensabile per fare in modo che la Fiat riacquisti quelle porzioni di mercato necessarie a sviluppare maggiori posti di lavoro, salvaguardando, naturalmente, sempre i diritti dei lavoratori. Ma è, altresì, necessaria la funzione del Governo: in ogni paese i rispettivi governi entrano con forza e con grande ruolo nello sviluppo industriale e nelle scelte delle grandi imprese, specie se sono comparti ritenuti decisivi e strategici, e, in particolar modo, in periodi di difficoltà economica.
Se ciò non si riuscirà a raggiungere, sia per i sindacati firmatari che per la Fiom non resta che abbassare la testa e " Fiat voluntas tua!".




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