sabato 5 febbraio 2011

Il mercato del lavoro

Se per Accornero il mercato del lavoro è "quel luogo dove la forza lavoro viene comprata e venduta dopo che la domanda e l'offerta si sono incontrate"  e per Negrelli è "il luogo di formazione e di scambio sociale delle 'capacità di lavoro' che definiscono le sue dimensioni del saper fare e del saper essere", per Mingione e Pugliese, proprio per la particolare merce trattata, "l'applicazione automatica dell'idea di mercato al mercato del lavoro è alquanto inappropriata e [...] il fatto che la merce non sia separabile dal proprietario implica che la relazione sociale tra le parti non si esaurisce al momento dello scambio [...] ed è solo nella misura in cui il lavoro è visto come lavoro astratto si può parlare effettivamente di mercato del lavoro.La capacità lavorativa diventa merce".
Per Robert Solow il mercato del lavoro è "un'istituzione sociale, in quanto la particolare merce si  organizza e crea rappresentanze, che hanno un ruolo rilevante [...] nella contrattazione del salario e delle condizioni di lavoro". Il mercato del lavoro non è un luogo di equità e giustizia, per cui sono importanti le regole dettate dai governi e dalla Comunità europea al fine di ridurre il libero gioco della domanda e dell'offerta, "negando la sua totale mercificazione". E' per questo che rimane sempre attuale e illuminante ciò che scrive Polanyi, al di là che il lavoro venga considerata una 'merce' o una 'merce particolare': permettere al meccanismo di mercato di essere l'unico elemento direttivo del destino degli esseri umani e del loro ambiente naturale e perfino della quantità e dell'impiego del potere di acquisto porterebbe alla demolizione della società. La presunta merce 'forza-lavoro' non può infatti essere fatta circolare, usata indiscriminatamente e neanche lasciata priva di impiego, senza influire anche sull'individuo umano che risulta essere il portatore di questa merce particolare. Nel disporre della forza-lavoro di un uomo, il sistema disporrebbe tra l'altro dell'entità fisica e morale 'uomo' che si collega a questa etichetta".
Gli andamenti del mercato del lavoro sono soggetti a vari elementi, quali i requisiti richiesti in un dato momento, dalla disponibilità della domanda e dell'offerta di lavoro in un dato periodo e in una data località, senza dimenticare di tener conto, come scrive Accornero, dei dati di "flusso che danno conto dei cospicui e continui movimenti che avvengono sui mercati del lavoro [...] donne e uomini entrano ed escono dalle forze di lavoro; perdono l'impiego restando disoccupati finché non ritrovano un altro posto; [...] passano dall'industria al terziario; [...] passano da operai a impiegati". Importante è anche la selettività dell'offerta di lavoro in quanto "le scelte dei soggetti sono collocate entro reti di relazioni sociali, sistemi di vincoli e fattori culturali che influenzano più di ieri".
Sul mercato del lavoro vi sono lavori più professionali di altri, più o meno retribuiti, più o meno forti e "tale complessità non può venire semplificata con teorie dualistiche che si limitano a separare il mercato principale con quello secondario [...] Infatti c'è una segmentazione in strati e nicchie fra loro comunicanti", si pensi agli studenti-camerieri, tutto ciò rende complessa la determinazione del salario, tanto da indurre C.Kerr a parlare di 'balcanizzazione' del mercato del lavoro.
Il doppio lavoro è una conseguenza di tale segmentazione, come molta dell'economia informale è causa più della complessità che non dell'illegalità e scrive Alain Supiot "Il doppio lavoro o l'occupazione in nero divengono così strategie perfettamente razionali da parte dei lavoratori, che conducono allo sviluppo di un settore informale, addirittura illegale, in cui la popolazione precarizzata esercita un secondo lavoro" e sottolinea Daniel Mothé "che la 'detaylorizzazione' del lavoro conduce ad una crescita della parte del 'lavoro invisibile' nella vita dei lavoratori [...] Tale concorrenza si concretizza essenzialmente al di fuori delle ore ufficiali. Ciò significa che il tempo di lavoro effettivo corrisponde, nella società post-industriale, sempre meno alla sua durata ufficiale".
Secondo Reyneri: "se si osservano i dati di occupazione e disoccupazione a livello comparato, appare in maniera evidente che i mercati del lavoro sono 'prodotti' specifici di ogni società".
Come ricorda Serafino Negrelli, è solo considerando i mercati del lavoro come costruzioni sociali che si possono dare "risposte pertinenti, utili per gli interventi di politica pubblica e per capire perché ci sono tassi di disoccupazione diversi da paese a paese, si capisce il perché delle differenze salariali e [...] L'analisi dell'evoluzione dei vari mercati nazionali è altrettanto importante per definire i caratteri fondamentali in quanto prodotti delle diverse formazioni socio-economiche".

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