lunedì 14 febbraio 2011

GIOCHI DI PAROLE

Rimane forte la sensazione che la Fiat sia uscita vincente dall'incontro con il Governo, visto che, a quanto pare, non è stato presentato un piano industriale, ma la certezza che abbia intenzioni serie è basata solo sul fatto che si è impegnata a investire 20 miliardi di euro fino al 2014  incontro Governo-Fiat. Certo, rimane difficile pensare che si possano investire così tanti soldi per poi andarsene via. Caso mai  sorge il dubbio che l'investimento sia slegato dalla decisione di trasportare le sede decisionale negli Usa, dichiarazioni post-incontro fiat-governo, e che sia un investimento dovuto al solo raggiungimento del target prefissato. Sia i sindacati firmatari dell'accordo che il Governo basano la loro fiducia solo sull'investimento e non sembrano preoccupati che a fronte di quest'ultimo non si accompagni un benché minimo stralcio di strategia e/o politica industriale. 
 Continuo a non capire che cosa si intenda Marchionne per governabilità e nuove relazioni industriali. Forse che i lavoratori debbano rinunciare ai diritti acquisiti? Oppure si intende un nuovo modo di porsi in termini di rapporti di gestione? Perché si continua a stare sul generico e non si specificano certe strategie? intervista al ministro Romani. Si può ottenere governabilità in due modi: in modo autoritario, dove uno decide e gli altri ubbidiscono; oppure,  si stabiliscono delle regole, dei traguardi condivisi e, insieme, ci si impegna a  raggiungerli, assumendone tutti oneri ed onori. Non è difficile intuire che nel primo caso il dissenso dei lavoratori si manifesterebbe sotto forma di scioperi e assenteismo. Perché Marchionne non presenta un piano industriale al Governo e ai sindacati assieme? Nelle interviste del dopo incontro sembra trasparire nei responsabili di Governo una sorta di "accontentiamoci...va bene così". Il dubbio è che la Fiat tenda ad avere le mani libere di poter "anche" decidere di non fare gli investimenti promessi, trovando poi scuse future plausibili di mancata governabilità o di mancato impegno degli accordi presi. E ciò obbligherebbe il Governo ad un intervento straordinario a salvaguardia dei lavoratori e del lavoro, addossando allo Stato ciò che doveva essere impegno di Fiat. I piani industriali sono articolati in modo tale che venga analizzato ogni aspetto che concorra al raggiungimento degli obiettivi stabiliti, creando anche dei parametri di controllo per la verifica periodica dei traguardi intermedi. Perché questo Marchionne non lo pubblicizza come ha fatto con la governabilità? Perché il Governo non si è fatto carico di saperlo e di farlo sapere ai sindacati? Si fa forte la certezza che per battere i tedeschi, come sostiene il ministro Romani, non basta investire 20 miliardi di euro, ma servono tante altre cose ed in particolare il coinvolgimento dei lavoratori nel progetto. 

Una cosa è certa, comunque, che se la Fiom vuole di nuovo essere parte importante di un progetto industriale futuro, deve rifarsi una veste nuova. Landini chiama in causa la Germania, con la Volkswagen e la Opel, ma sa benissimo che in quel paese esistono rapporti co-gestionali fra le imprese e i sindacati, Landini-fiom : incontro fiat-governo. I risultati di tali rapporti sono eccezionali. Se porta ad esempio quelle aziende, è doveroso ricordargli che alla volkswagen sono 33 anni che non fanno scioperi; che in 13 ore hanno fatto un accordo che in Italia è costato la scissione degli operai e dei sindacati. Si può concordare con lui che ci vorrebbe un Governo forte, che sapesse dare forti indirizzi politici, come la Merkel, che, a margine dell'accordo volkswagen, raccomandò alle aziende di gestire l'orario di lavoro a misura della famiglia, evitandole di doverlo fare con  un intervento a livello governativo.  Per un progetto di tale portata tutti gli attori interessati devono dare il loro contributo, governo, impresa, sindacati e lavoratori, ma per fare ciò è necessario che si rivedano le relazioni industriali alla luce della partecipazione/cooperazione dei lavoratori. Senza un effettivo coinvolgimento è difficile parlare di governabilità e qualità. Ma per fare ciò, sia imprese che sindacati, devono spogliarsi del vecchio.   

Nessun commento:

Posta un commento