martedì 19 luglio 2011

Povertà e schiavitù in Italia

Abbiamo letto l'ultimo comunicato dell'Istat, circa la povertà in Italia, rilevavamo il grado di drammaticità raggiunto, pensando anche alle conseguenze, che gli interventi per riportare (sempre che ci si faccia) il nostro Paese fuori dal pericolo di default, avranno sui più poveri. La finanziaria appena approvata, e che è un timido tentativo di quello che si dovrà fare, per non dire che ci stiamo avvicinando al raddoppio del valore inizialmente stimato, è un'opera di distruzione delle categorie più deboli.
Ma diamo una rapida occhiata per avere un'idea di quanto stia male questo Paese. Rispetto al 2009 la povertà è sostanzialmente stabile: 11% delle famiglie è relativamente povero e il 4,6% lo è in termini assoluti. La povertà relativa aumenta tra le famiglie di 5 o più componenti ( dal 24,9% al 29,9%), tra quelle con membri aggregati ( dal 18,2% al 23%) e di monogenitoriali ( dall'11,8% al 14,1%). La condizione delle famiglie con membri aggregati peggiora anche rispetto alla povertà assoluta ( dal 6,6% al 10,4%). Nel Sud l'incidenza di povertà relativa cresce dal 36,7% del 2009 al 47,3% del 2010, tra le famiglie con tre o più figli minori. Inoltre peggiora la condizione delle famiglie di ritirati dal lavoro in cui almeno un componente non ha mai lavorato e non cerca lavoro, si tratta essenzialmente di coppie di anziani con un solo reddito da pensione, la cui quota aumenta dal 13,7% al 17,1% per la povertà relativa, e dal 3,7% al 6,2% per quella assoluta. Neanche il tempo di assorbire la quotidiana dose massiccia di miseria, quando abbiamo letto sul Corriere della Sera e a cura di Antonio Castaldo, Viaggio tra "i nuovi schiavi d'Italia", che recensisce uno scritto di Jacopo Storni, il quale ha girato per la nostra penisola incontrando clandestini, migranti, prostitute, rom, minorenni e operai: "'Sparategli! Nuovi schiavi d'Italia', s'intitola così questo viaggio nell'immigrazione italiana, la più povera e desolata, la più estrema, quella che prolifera ai margini dell'illegalità perché semplicemente non ha alcun diritto".
K.Bales, nel suo libro I nuovi schiavi, scrive: " In tutto il mondo le condizioni sono favorevoli alla schiavitù [...] La schiavitù evolve e si trasforma, esplodendo ogni qualvolta si diano le condizioni giuste"; e i due elementi fondamentali, il profitto e la violenza, combinate con i fattori sopra esposti, fanno emergere i nuovi tipi di schiavitù.
Storni racconta molte storie di vita, che danno il senso della violenza, quella più brutale e più vile verso le donne; danno il senso del grado di sfruttamento a cui può arrivare l'uomo; dell'indifferenza generale o, ancora peggio, del senso di fastidio che procura vedere baraccopoli, che deturpano la città o il paesaggio, senza minimamente preoccuparsi delle tragiche vite che le abitano. Sembra quasi impossibile che nel nostro Paese possano esistere situazioni così umilianti e che tolleri il radicarsi del peggior crimine contro l'uomo: la schiavitù. D'altronde se si considera il lavoro come merce, è a un passo considerare lo schiavo nello stesso modo, ed è più probabile che stati e imprese private vengano punite per aver falsificato un cd di un noto cantante piuttosto che aver impiegato manodopera schiava, in fondo "quando ad essere rapinate sono le vite umane... ai trasgressori non succede niente perché, in base al senso di coscienza del libero mercato, il reato non sussiste". A chi ci legge consigliamo la lettura del libro di Bales, perché è veramente toccante, oltre che bello e documentato.
Noi non crediamo che il mestiere di Jacopo Storni sia il poliziotto o il carabiniere e se c'è riuscito lui a scovare queste storie, spesso più volte denunciate, com'è possibile che non ci riescano le istituzioni? O forse è meglio non riuscirci? Forse perché l'economia sommersa è troppo importante per l'economia reale?
La lotta al lavoro illegale, al lavoro privo di ogni diritto è un dovere di uno stato democratico; proteggere i bambini, le donne e gli uomini dagli uomini-bestia è un dovere; prendersi cura dei più deboli è ancora un dovere e fare finta che da noi ciò non esiste è da belve. Ma è da criminali sapere e non fare niente!



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