lunedì 25 luglio 2011

Nord-Est: fino a quando ancora?

Scrivere questo post sarebbe molto facile, perché basterebbe trascrivere alcuni cartelli che erano presenti all'apertura delle sedi di rappresentanza dei quattro ministeri che la Lega ha aperto a Monza e che sostanziano la citrullaggine dei suoi protagonisti: "Siete l'unico verde che non da' speranza"; "Lega = casta"; " A Roma fa la ladrona, a Monza fa la padrona"; "La prima semplificazione, eliminare il ministero della semplificazione".
In questi cartelli è sintetizzato tutto un sentimento che sempre più si allarga fra la popolazione verde e che ci auguriamo che possa diventare una valanga per spazzare via questi goliardi della politica, che l'unica semplificazione che conoscono è quella di sopravvivere in  un lavoro che, da un punto di vista economico e di impegno fisico, rende molto e chiede poco: la politica. Ma quanto potranno ancora durare e, soprattutto, quanto ancora saranno disposti a sopportare i loro delusi elettori? Ma credono veramente che questi signori possano offrire loro ancora qualcosa? Ma sono veramente convinti che questi uffici di rappresentanza siano efficaci o che costino veramente poco come ha detto Calderoli?  Se così fosse, allora ci chiediamo come possa il Nord-Est rimanere ancora al traino di un carro "lumbard", che è lontano mille miglia dalla loro cultura e dal loro comportamento. Ma andiamo per ordine.
I quattro ministeri che sono stati aperti sono: Economia, Riforme, Semplificazione e Turismo. I quattro moschettieri : Tremonti, Bossi, Calderoli e Brambilla. Tremonti non è il ministro che insieme a Berlusconi ha sempre detto che la crisi era alle spalle e che l'Italia non correva nessun pericolo? Non è lo stesso ministro che solo qualche mese fa si irritava se qualcuno paventava l'ipotesi di interventi straordinari per contenere il debito pubblico? Non è lo stesso che diceva che "mai" sarebbero intervenuti nelle tasche degli italiani e che poi ha fatto una finanziaria lacrime e sangue che invece di intervenire sui tagli si è concentrata maggiormente sulle entrate? In effetti non si è limitato alle tasche...ha tolto anche i vestiti agli italiani!
E Bossi? Dov'era quando il suo alleato Berlusconi e il suo compare Tremonti sfacevano l'Italia? Dov'era, soprattutto con la testa, quando il partito degli onesti (Pdl), con 29 inquisiti alla Camera e 20 al Senato, faceva razzia del bene comune? Forse non si è neppure accorto che anche lui ha, nel suo partito, 4 inquisiti alla Camera e 2 al Senato, perché, rapidamente, ha imparato l'arte e il mestiere dell'anti-politica. Sarebbe interessante avere un prospetto del lavoro svolto in tutti gli anni che è stato a Roma, e fare un rapporto lavoro-guadagno, con l'ultimo certo ed esoso e il primo insignificante.
E Calderoli? L'uomo più in mala fede che De Bortoli, direttore del sole 24 Ore, abbia mai conosciuto e che gli hanno inventato un ministero, assurdo, pur di fargli guadagnare montagne di soldi, senza chiedergli in cambio l'utilizzo di capacità culturali. 
E la Brambilla? Ma quale lavoro a svolto a Roma? Per cosa si ricorderà? Forse, ed è l'unica cosa nobile di questa poco nobile signora, per l'impegno verso i cani, ma non certo verso il suo Paese. Per una cosa sarà sicuramente ricordata, per il suo assenteismo, basti ricordare lo scontro verbale con Cicchitto, a seguito dell'esortazione a partecipare ad una votazione importante per il suo governo.
Che credibilità possono avere questi signori? Com'è possibile che chi va a votare non ricordi il loro non fare o non capisca quanto siano disinteressati dei problemi del Paese e del loro territorio. Per loro Roma è ladrona e così va bene, perché anche loro possono rubare uno stipendio, con tutti  i privilegi annessi, senza considerarsi più di tanto ladroni. Infatti non hanno preso le distanze dal Pdl o Pd per salvaguardare i loro soldoni, anzi, hanno appoggiato le loro istanze, per mantenere Roma ladrona. C'è il rischio che possano perdere le votazioni e i loro privilegi? Si aprono sedi al Nord e si accertano del proseguo di un lavoro remunerato futuro. Fino a quando ancora?
Ci chiedevamo ad inizio post, come facesse il Nord-est e il Veneto, in particolare, a  dare un forte contributo alla forza della Lega a conduzione lumbard e ci viene in mente un articolo di qualche giorno sul La Stampa, Cambia rotta la locomotiva del Nord-Est, di Daniele Marini dell'Università di Padova. In sintesi: il Nord-Est non è più la locomotiva d'Italia, ma le sue performance continuano ad essere le migliori del resto d'Italia. Il Pil è cresciuto del 2,1% nel 2010, contro l'1,7% del Nord-Ovest, l'1,2% del centro e lo 0,2% del Sud. La sua fortuna è data dalla presenza delle sue multinazionali tascabili, che hanno una forte propensione di proiettarsi sui mercati esteri. La sua società è coesa, al di là degli stereotipi alimentati e primeggia nella capacità di offrire un'integrazione lavorativa agli immigrati, grazie anche ad un esteso mondo associativo e di volontariato che si è profuso all'integrazione dei nuovi cittadini. E' una notizia di questi giorni che il Veneto accoglie 1385 profughi del Nordafrica e li impiega in attività di pulizia e cura dell'ambiente: 70% uomini e il resto fra donne e bambini. E' noto che nel trevigiano gli stessi industriali hanno offerto le loro foresterie per accogliere i profughi. 
Non ci si dimentichi che in provincia di Vicenza si sono avute le prime grandi esperienze della grande industria: Valdagno con Marzotto e Schio con Rossi. Soprattutto non ci si deve dimenticare che la Lega ha avuto origini nella marca trevigiana, compresi i temi del federalismo e dell'autonomia.
Se poi andiamo a guardare la bilateralità delle relazioni industriali, si noterà che nel Nord-Est si trovano le esperienze più avanzate: non c'è assemblea degli  industriali, anche nei tempi recenti, dove non venga messo in risalto e ringraziato il lavoro svolto dalle organizzazioni sindacali, tutte comprese.  Come ricorda l'autore, non siamo alla cogestione di stile tedesco, ma siamo molto vicini.
Nel Nord-Est si sono pensati e attuati nuovi percorsi di cooperazione per far fronte alla crisi: se servono aziende più grandi e solide, allora, e senza doversi fondere o cedere quote a nuovi soci, si sono collegate a imprese della stessa filiera produttiva; hanno trovato sistemi di innovazione prodotti con l'ausilio dei fornitori; le imprese più grandi hanno comprato macchinari, affidandoli a terzisti, entrando reciprocamente nei consigli di amministrazione, rafforzando le intese; oppure hanno formato consorzi fra imprese.
I rapporti con la politica si sono espressi, di recente, con la marcia silenziosa degli industriali di Treviso, con i dibattiti di Padova, Venezia e Vicenza, dove non sono stati invitati esponenti politici. Ma questo non perché il Nord-Est non voglia più saperne della politica, anzi, c'è una forte necessità della stessa, ma con elevate capacità di "interpretare il futuro, di prefigurarne i percorsi, di regolare lo sviluppo assieme agli attori sociali ed economici [...] E' la domanda di una politica dove la coesione sociale, il merito e il senso di responsabilità verso le nuove generazioni devono fare premio. Non è la richiesta di avere professionisti della politica, ma politici che sappiano fare bene la propria professione". 
Durante una riunione all'associazione industriali chiedemmo ad un vecchio industriale il motivo per cui ai tempi della Dc, pur essendo il Veneto la "balena bianca", erano pochi gli uomini di punta a Roma e oggi, ancora peggio, gli uomini di punta a Roma sono lombardi. La sua risposta, disarmante, ma esplicative del carattere del Nord-Est, ci disse che lui, da una vita, si occupava di lavorare e la moglie si occupava delle "scartoffie e delle banche"!
Chi scrive è toscano e vive in Veneto da oltre vent'anni e, per quanto si sforzi di capire la mentalità dei veneti, gli rimane difficile pensare che possano delegare ad altri, specie all'attuale Lega, la loro rappresentanza. Il Nord-Est non ha niente a che vedere con la Lega e dovrà, seppur controvoglia, rimboccarsi le maniche e mettere la loro genialità al servizio della politica. Se prima c'è stato un Nord-Est trainante a livello industriale, domani ci dovrà essere un Nord-Est locomotiva della politica.









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