mercoledì 16 marzo 2011

DESTRA, "SINISTRA SIMIL DESTRA"...E LA SINISTRA?

In questi giorni abbiamo letto due articoli molto interessanti su Micromega: il primo di Emilio Carnevali, poveri noi, povera Italia, che fa un rapido passaggio sul saggio di Marco Revelli, Poveri noi; il secondo è la traduzione di Laura Franza dell'articolo scritto da Zygmunt Bauman su Social Europe Journal, l'insostenibile deriva neoliberale delle socialdemocrazie europee.

Quando si leggono due saggi di tale spessore e scritti da studiosi di così alto livello, la miglior cosa sarebbe quella di estrapolare i passi più  significativi, evitando di contaminarli con nostre osservazioni, e lasciare a chi legge, sempre che ci sia, di trarre le proprie conclusioni. 
E' molto difficile, per chi ha conosciuto stagioni di impegno politico di un certo spessore e con uomini di altrettanto spessore, rimanere neutrali, ma tenteremo di scrivere cercando di non farsi trascinare dai sentimenti ...(o risentimenti?).
Secondo José Saramago "La sinistra non sembra essersi accorta di essere diventata molto simile alla destra". Zygmunt Bauman si chiede se le socialdemocrazie europee hanno una qualche nozione di una "società giusta" per cui vale la pena lottare, visto che anno dopo anno, ovvero negli ultimi trenta-quarant'anni, la politica dei partiti socialdemocratici si è andata articolando con leggi neo-liberiste. Osserva inoltre, e si avverte amarezza, come abbia perso il contatto con la sua specifica base costitutiva e, soprattutto, evidenzia come si sia perso il senso di "solidarietà", fenomeno endemico nella ormai finita società dei produttori, rimanendo, oggi, nell'attuale società dei consumatori, solo un'illusione che si nutre di nostalgia. 
Emilio Carnevali, invece, fa un rapido excursus sul saggio di  Marco Revelli, evidenziando come l'Italia sia un paese fragile, dove cresce paurosamente l'esposizione alla povertà delle  famiglie e dove i ceti medi con "aspettative da consumatori ricchi"  ancora non hanno "metabolizzato" il cambiamento che ne ha riconfigurato il ruolo ( il post-fordismo, l'apertura internazionale dei mercati ecc). "E' in questo campo di forza disteso fra poli opposti della rappresentazione e della realtà, dell'aspettativa opulenta e dell'esperienza dell'indigenza e dell'inadeguatezza, che si condensa il rancore. Il sentimento, cioè, di un'attesa legittimamente tradita". Ed è proprio il dilagare di questo sentimento che ha trasfigurato le persone fra una "crescente intolleranza per le debolezze dei deboli" e un crescente "eccesso  di tolleranza per i vizi dei potenti". Da qui la perdita del concetto di uguaglianza, la nascita e la proliferazione della Lega, l'accettazione di una non-politica, spiegandone con lucidità tutti gli aspetti, ed è per ciò che vi esortiamo a leggere l'ottimo articolo di Carnevali. Quello che all'autore dell'articolo "rubiamo" per intero è l'ultimo capoverso, perché riteniamo che sintetizzi esattamente il  declino della sinistra: "Il saggio di Revelli è anche un grande atto d'accusa nei confronti della sinistra, ovvero di quella parte politica che nella storia ha svolto il proprio ruolo di trasformare il legittimo rancore degli oppressi in una forza di emancipazione collettiva con obiettivi universali. Descrivendo la retorica lavorista che caratterizza il linguaggio politico della Lega, Revelli parla di 'un residuo solido del lavorismo di ieri senza l'orizzonte del trascendimento che l'aveva animato. La ferocia del lavoro senza la speranza dell'emancipazione. La forza inerte della 'cosa' che sussume a sé la 'persona'. Aver chiuso quell'orizzonte, aver spento quella scintilla - o aver lasciato che ciò avvenisse - è il peccato capitale delle diverse sinistre politiche e sindacali di fine secolo. Su quello - più che sulla caduta del muro di Berlino  -  si misura la loro disfatta. La loro 'uscita dalla storia' ".
A nostro avviso un altro elemento ha concorso a tale "uscita", l'aver perso il contatto con i giovani, nelle loro città, nei loro paesi, nei loro quartieri. E' vero che con il lavoro si compendiano diversi argomenti, proprio per l'invasività che ha in ogni ambito sociale e per le conseguenze che la sua mancanza può scatenare: le conseguenze sulle famiglie, sui figli, sul vicinato, sul tempo per gli "altri", sul senso di solidarietà. Diventa una battaglia per la sopravvivenza e, nella giungla, per cacciare ci si può anche unire, ma per mangiare, poi, ci si sbrana. Questa è la denuncia di Bauman e Revelli e questo è quello per cui la sinistra combatteva, quando ancora non era "simil destra".



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