lunedì 12 novembre 2012

La persona come fine ultimo

Qualche tempo fa un amico ha postato il pensiero di Bertrand Russell sulla necessità delle persone di essere sempre parte attiva e critica: "Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l'autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai".
In questo momento, nel quale la follia ha preso il posto della normalità, è necessario che la gente tenga acceso l'interruttore del cervello e non delegare ad altri le scelte del futuro, che potrà essere conforme alle nostre aspettative solo se si fa tesoro del passato e si lotta per trasformare il presente.
E' di fondamentale importanza la condivisione della centralità della persona sia nella politica che nel lavoro e, relativamente a quest'ultimo, è determinante ritenere che il lavoro non è una merce e che la disoccupazione non solo è il "più grande scandalo che la società possa conoscere", come sostiene Luciano Gallino, ma è anche "un enorme spreco economico e sociale! L'unica cosa che crea valore reale è il lavoro", senza contare che colpisce la persona fino nel suo intimo, in quanto "è peggio di non avere reddito [...] è una ferita profonda del proprio senso di autostima". E non potrebbe essere altrimenti se si tiene conto che dei senza fissa dimora il 51,5% dichiara di non trovare un'occupazione; il 28,3% dichiara di lavorare, ma si tratta di occupazione a termine, poco sicura e saltuaria; il 9,8% è a causa di motivi di salute e solo il 6,7% non ha mai lavorato. Comunque sia, che nel 2012 si assista a scene di persone in coda che attendono di poter mangiare, che siano italiani o extracomunitari, vuol dire che la centralità rimane e non si sposta dal profitto per pochi. Siamo talmente abituati al peggio, che fa più scandalo la Minetti che viene ingaggiata da una nota casa stilistica di intimo che non la notizia di una madre invalida spagnola, che mette in vendita parti non vitali del suo corpo perché non riesce più a mantenere sua figlia. 
Quando si accentuarono i suicidi a causa della crisi, e non solo fra i lavoratori, fior di studiosi si affrettarono a elaborare studi per dimostrare che era fuorviante "indicare solo" nella crisi l'elemento scatenante e ci si aspetta, quindi, i loro nuovi studi circa le statistiche indicate nell'11°Congresso del Wapr (Associazione Mondiale per la riabilitazione psicosociale): il numero dei depressi è raddoppiato tra il 2008 e il 2011, passando dal 3,8% all'8,2%; i tentativi di suicidi sono aumentati del 36% e nel 17% dei casi sono riusciti. Secondo questo studio, la depressione, che colpisce 350 milioni nel mondo, è una patologia seria che può arrivare al suicidio e che tra le molte cause conta anche radici economiche e sociali profonde. Se, da una parte, ci sono discordanze tra i dati statistici sui suicidi, dall'altra, le valutazioni mediche sembrano univoche: le difficoltà economiche incrementano il tasso di depressione, quindi è deleterio nascondersi dietro un dito! Oltretutto, anche da un punto di vista puramente economico, sempre che la persona venga dopo, i costi sociali per guarire tali individui diventano enormemente più onerosi.
Se c'è un parametro che dimostra quanto poco centrale sia la persona è la storia infinita  e deprimente degli esodati, dei quali non si conosce il reale ammontare e che subiscono, oltre alla dura realtà della sopravvivenza, anche l'umiliazione di essere figli illegittimi di uno Stato neanche patrigno. Se a questo si aggiunge che in Italia ci sono 7-8 milioni di persone senza lavoro e che sono conseguenza di una scellerata politica del rigore, sottoposta al ricatto del debito, diventa difficile pensare che si possa delegare ad altri il nostro futuro. Noi ce lo dobbiamo costruire! Soprattutto tenendo conto, come scrive L.Gallino, che tutto ciò "è conseguenza delle dottrine neoliberali che, per quanto sconfitte, smentite e sconfessate, sono sempre lì, si insegnano nelle università, costituiscono la forma mentale dominante nei media"...e stanno infiltrandosi sempre più nella simil-sinistra, un tempo paladini della centralità della persona.
Barack Obama, di nuovo eletto Presidente degli Stati Uniti, dichiara che è giusto che i ricchi paghino di più, in proporzione alla loro ricchezza e Mario Monti, timidamente, confida: "Vorremmo introdurre una tassa generalizzata sui patrimoni, ma non avendo gli strumenti non vorremmo favorire l'allontanamento dei capitali". Ormai siamo alla farsa vera e propria...non ci sono e non sono stati studiati strumenti per debellare uno dei crimini che generano la povertà del Paese! Non solo, continua Monti: "Da una parte, 1,5 dei tre componenti della nostra maggioranza era contrario. Dall'altra, a differenza di altri sistemi fiscali, in Italia non erano disponibili informazioni sulla proprietà dei beni"!
Non esistono mezzi per contrastare la fuga dei capitali; non esiste una mappatura sulle proprietà dei beni e, comunque sia, la metà della maggioranza che sostiene l'attuale governo era contraria ad una tassa patrimoniale. Ed è la stessa maggioranza che si sta scapigliando per governare in futuro e che ritengono eccessive e dolorose le scelte effettuate dal governo per ridare credibilità al Paese! Quindi, noi dovremmo credere e mettere in tali mani il nostro futuro? 
Se poi a questi signori, si aggiunge la qualità anche di alcuni illustri manager, come Sergio Marchionne (l'uomo che non chiede mai!), che preferisce la Serbia, solo perché lo Stato gli concede agevolazioni incredibili ed è presente nel capitale per il 30% e concede, forzatamente, un 13% di aumento sullo stipendio pur di non rivedere le ore lavorative "imposte", che i sindacati ritengono eccessive; e se, sempre lo stesso manager, anziché vantarsi e pubblicizzare di avere la "miglior fabbrica dell'anno" non si dedica a farla funzionare a dovere, allora diventa veramente difficile sperare in una ripresa a breve o medio termine, sempre che la stessa riguardi tutte le persone. A noi sarebbe piaciuto un manager che si facesse vanto di avere una seria politica per i giovani, come hanno architettato alla Wolkwagen, che attraverso il programma "Startup" offrono due anni di esperienza internazionale a giovani ingegneri, donne e uomini, dei paesi europei più in difficoltà, Italia compresa, e offrendo, al termine di tale periodo, la possibilità dell'assunzione definitiva. Questo è un vanto! Ma, infondo, determina chiaramente chi ha il meritato successo tecnico, produttivo e commerciale: da una parte si "sfruttano le occasioni", mentre dall'altra le si "creano" in investimenti in ricerca e sviluppo e, soprattutto, umani.

Non è più tempo di rimanere inermi e seduti ad attendere il "salvatore": non c'è...e non ci sarà! Dobbiamo tornare ad essere artefici del nostro destino e "Cambiare si può"! Basta spegnere l'interruttore della televisione e delle deleghe in bianco e tornare a "parlare e a confrontarci". Ribadiamo con insistenza che è necessario, anzi, determinante che l'obiettivo primario torni ad essere la centralità della persona sia in politica che nel lavoro.

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