giovedì 20 ottobre 2011

I giovani hanno diritto di chiedere

Finalmente un dato confortante: l'industria riparte. Il fatturato ad agosto ha avuto un aumento del 4% (dato destagionalizzato) rispetto al luglio e una crescita del 12% su base annua. Bene anche gli ordini: +5% ad agosto rispetto al mese precedente +10,5% sul 2010.
Un piccolo dato positivo ma che contrasta ferocemente con i dati relativi alla disoccupazione e alla lentissima ripresa dell'occupazione, tanto da far dire a Romano Prodi che dal lato del lavoro siamo in una fase di disperazione.  Il contrasto si rende ancor più evidente se esaminiamo i dati relativi a due regioni molto importanti, come l'Emilia Romagna e il Veneto, storicamente molto forti nell'ambito del lavoro. 
In Emilia Romagna è il boom di richieste della cassa integrazione, interessando oltre 76mila lavoratori e 623 aziende, come riporta Il Fatto Quotidiano. A livello regionale è la Toscana che ha registrato l'aumento maggiore. A livello nazionale il numero di imprese che ha richiesto la Cig è aumentato del 7,93% e una parte di loro, il 21,26%, ne ha motivata la richiesta con il fallimento. Il problema grave di chi si ritrova in Cig è la scarsa speranza di tornare al proprio posto di lavoro, come ci ricorda Giacomo Stagni, delegato Cgil. Senza contare lo stato di frustrazione subito, oltre alle pesanti difficoltà economiche, dovute anche alla lunga attesa per ricevere lo stipendio. Inoltre chi è a zero ore perde circa 5.982 euro il primo anno e, via via che il Cigs viene prorogato, la cifra aumenta fino al 50% della retribuzione originale. 
In Veneto, invece, tra ottobre e dicembre le imprese venete prevedono circa 9mila assunzioni contro le 13.500 pianificate nel trimestre precedente. Le previsioni annuali prevedevano una domanda complessiva di 80mila assunzioni, mediamente 20mila al mese. 
Leggiamo anche i dati presentati dalla Svimez alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati. In Italia, nel 2010, sarebbero stati oltre un milione e mezzo i disoccupati impliciti (coloro che pur non facendo azioni dirette di ricerca di occupazione sono disponibili a lavorare): al Sud sarebbero oltre un milione, a fronte di 958mila disoccupati ufficiali; al Centro-Nord oltre 414mila, a fronte di un milione 100mila disoccupati espliciti. Il che porterebbe il tasso di disoccupazione corretto al Sud al 25,3% (dal 13,4% ufficiale) e al Centro-nord al 10,1% (6,4% quello ufficiale). Un altro elemento molto importante, rilevato dalla Svimez, riguarda l'entità di utilizzo della Cassa integrazione fra Sud e Centro-Nord: mentre nel Nord per ogni persona che ha perso lavoro ve ne sono quasi due protette dal sistema di ammortizzatori sociali, nel Sud solo un lavoratore su quattro gode delle tutele offerte dall'attuale sistema.
Leggendo i dati sopra esposti, che danno l'indicazione di un mercato del lavoro sempre più stretto e incapace di offrire opportunità a chi già c'è, ci tornava alla mente l'ultimo capoverso della sintesi "Prospettive sull'occupazione 2011" da parte dell'Ocse, che fa seguito all'esortazione ai paesi di investire nei giovani, dando indicazioni delle politiche da adottare,  e si leggeva: "Investire nei giovani e dare loro la possibilità di avere un migliore avvio nel mercato del lavoro dovrebbe costituire un obiettivo politico primario. In caso contrario, vi è un alto rischio di persistenza o crescita del numero dei giovani ai margini, con insoddisfacenti prospettive di lavoro e di guadagno. In un contesto di invecchiamento della popolazione, le economie e società dell'area Ocse non possono in alcun modo sostenere i notevoli costi economici e sociali che una tale situazione comporterebbe". 
Siamo convinti che "l'Oecd Employment Outlook 2011" sia sulle scrivanie di chi amministra il nostro Paese, quindi è pensabile che lo abbiano letto, che abbiano preso visione dei dati analizzati e dei consigli esposti, per cui diventa intollerabile e fuori luogo sentire il Presidente del Consiglio dire che non ci sono soldi per le politiche di sviluppo e che " qualcosa ci inventeremo!". 
Diventa drammatico se poi leggiamo il rapporto dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro: Una generazione segnata dalla crisi dell'occupazione giovanile, dal quale estrapoliamo solo alcune osservazioni, consigliandovene la lettura: "la sfortuna di una generazione che entra nel mercato del lavoro negli anni della Grande Recessione non si traduce soltanto in un sentimento di disagio provocato dalla disoccupazione, dalla sotto-occupazione e dal timore di rischi sociali legati alla carenza di lavoro e all'inattività prolungata, ma potrebbe anche avere conseguenze nel lungo periodo in termini di livelli salariali più bassi e sfiducia nei confronti del sistema politico ed economico". Secondo il rapporto, il numero assoluto di giovani disoccupati è "leggermente" diminuito dopo il 2009: da 75,8milioni alla fine del 2010, ovvero un tasso del 12,7%,  nel 2011 dovrebbero essere 74,6milioni, ovvero il 12,6%.  Ci dovremmo spellare le mani in un lunghissimo applauso per un recupero percentuale dello 0,1%. Aumentano gli ordini e il fatturato con percentuali enormemente più elevate...per recuperare un banalissimo 0,1% sul tasso di disoccupazione giovanile!
A Torino, il sindaco Fassino, per far quadrare i conti del Comune, ha deciso di portare avanti la battaglia del suo predecessore, cioè una strisciante privatizzazione: raccolta dei rifiuti, trasporti, asili nido e poi chissà che cosa ancora, facendole gestire alle fondazioni bancarie, tenendo a se il ruolo progettuale e di controllo. Tutto ciò porta al licenziamento di una elevata quantità di personale precario che vi è impiegato. Fino a ieri Fassino pensava o, almeno, ne eravamo certi, che la società avesse la preminenza sull'economia, ma evidentemente è l'ideologia neoliberista del nuovo Ulivo che detta le regole di gestione. Ai nuovi e vecchi liberisti vogliamo ricordare l'ultimo capoverso dell'analisi dell'Ocse sopra citato e  vogliamo ricordargli anche ciò che scriveva Karl Polanyi: " Permettere al meccanismo di mercato di essere l'unico elemento direttivo del destino degli esseri umani e del loro ambiente naturale e perfino della quantità e dell'impiego del potere di acquisto porterebbe alla demolizione della società. La presunta merce 'forza-lavoro' non può infatti essere fatta circolare, usata indiscriminatamente e neanche lasciata priva di impiego, senza influire anche sull'individuo umano che risulta essere il portatore di questa merce particolare".
Per Marchionne, scioperare e protestare non serve a niente, perché non si incoraggiano gli investimenti in Italia. Quindi riassumiamo: i giovani studiano per niente, magari materie non utili al mercato e non esiste un ministero dell'Istruzione decente che sappia leggere le necessità future del lavoro; se si ritirano dalla scuola creano danni al Paese perchè al "momento di necessità" non abbiamo i cervelli; se abbiamo i Neet è un disastro; se stanno a casa sono "bamboccioni"; se protestano  o chiedono i loro diritti ci chiediamo che cosa vogliano; se non si sposano, per mancanza di un futuro certo, e non fanno figli è perché mancano di coraggio, quindi che fare? Devono stare fermi e inermi ad attendere che qualcuno si svegli e pensi a loro, magari nei ritagli di tempo? Si radunano e chiedono ciò che gli spetta. Chiedono solamente che sia data loro l'opportunità di esprimere le proprie potenzialità.
In tutto il mondo i giovani sono indignati per le stesse cose....lavoro e futuro. E l'indignazione per l'espropriazione dei legittimi diritti in quale altro modo è possibile esprimerla, se "essere parte attiva" gli è  stata vietata?

2 commenti:

  1. Caro Idelbo,
    certe volte sento una grande amarezza impadronirsi di me. Non mi sembra possibile che siamo costretti a ripetere concetti e questioni che ci erano già chiare quando avevamo vent'anni. Come si spiega questa involuzione?
    Viene in mente la profezia del 1926 di Gafyn Llawgoch, l'anarchico gallese:
    "Il socialismo perderà perché il capitalismo convincerà i servi di essere padroni -.”
    Prof. Woland

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  2. Caro prof. Woland, non le nascondo che a volte ho il timore di diventare ripetitivo e noioso a ripetere le stesse cose...forse anche perché sono le stesse di una vita! C'è stato un momento che sembrava di poter arrivare a consolidare certi diritti...poi il capitale ha giocato una buona carta...l'illusione che tutti potessero essere ricchi. Ora che svanito l'illusionistico sogno...le persone si sentono tradite due volte....e la rabbia, talvolta, è una cattiva consigliera! Se non si rimetterà il lavoro al centro della vita della persona, ci aspetteranno giorni tristi!

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