domenica 15 aprile 2012

Simone Weil e l'inferiorità sociale "naturale"

La disoccupazione, l'attacco ai diritti dei lavoratori, la crescente percentuale di suicidi per la perdita del lavoro, la povertà crescente delle famiglie e il forte disagio che sta attraversando il nostro Paese e non solo, ci fa venire alla mente una lettera scritta da Simone Weil nel 1936: "Non c'è nulla che paralizzi il pensiero più del senso di inferiorità necessariamente imposto dai colpi quotidiani della povertà, della subordinazione, della dipendenza [...] Credo che lei non si faccia un'idea esatta di quel che precisamente sia la coscienza di classe. A mio parere essa non può essere eccitata da semplici parole pronunciate o scritte. E' determinata dalle effettive condizioni di vita. Le umiliazioni, le sofferenze imposte, la subordinazione la suscitano; la pressione inesorabile e quotidiana della necessità non cessa mai di reprimerla e spesso fino al punto di volgerla, nei caratteri più deboli, in servilismo [...] Ma, se si pensa alla salute morale degli operai, la perpetua compressione d'una coscienza di classe che cova sempre sordamente [...] è quasi sempre maggiore di quanto auspicabile [...] per gli sventurati, l'inferiorità sociale è tanto e infinitamente più pesante da portare in quanto ovunque essa viene presentata come qualcosa di assolutamente naturale". 
Erano altri tempi, altre condizioni, altra conoscenza e "coscienza", ma è rimasta la convinzione che la divisione del mondo in poveri e ricchi sia "assolutamente naturale".

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