giovedì 1 marzo 2012

Per essere riformatori ci vuole coraggio!

 Secondo il Tax Research London, per il gruppo parlamentare S&D ( Progressive Alliance of Socialists & Democrats), in Italia, nel 2009,  il valore dell'economia sommersa era pari a 418,23 miliardi di euro, per un'evasione fiscale stimata in 180,257 miliardi, quasi un terzo delle entrate totali. In Germania l'evasione fiscale a causa dell'economia sommersa incideva per il 16% e noi, indubbiamente, dovevamo battere i tedeschi!

Naturalmente, ma ciò non stupisce più, l'Italia è la maglia nera nell'Ue per l'economia sommersa, quindi anche per l'evasione fiscale. Nella Ue a 27 l'evasione complessiva ammonta a circa 1000 miliardi l'anno. Davanti a questi valori, che senso ha fare esami comparativi fra i diversi paesi, se non, invece, evidenziare il fatto che se i governi svolgessero bene il loro compiti, forse non sarebbe necessario rivedere il welfare continentale, come chiedono insistentemente Draghi e Marchionne. Certo, lavorare per recuperare soldi illecitamente sottratti alla comunità, andare contro "poveri imprenditori soffocati dalle tasse e giustificati ad evadere", è più difficile che impoverire i lavoratori e togliergli anche il minimo di tutele conquistate. Infondo togliere poco a tanti ha lo stesso effetto che tanto a pochi e, tutto sommato, si fatica meno!
Se per De Benedetti parlare dell'articolo 18 è una "puttanata", per questo governo, per i molti che lo sostengono e, soprattutto, per il portavoce ufficiale, Sergio Marchionne, è un fatto di vita o di morte. Non si è mai sentito l'ad di Fiat scagliarsi contro i suoi colleghi che operano nel mercato nero e, purtroppo, neanche il suo "fornitore" Bombassei, unto per la nomina a Presidente di Confindustria. 
Ogni volta che viene sollevata una critica al governo tecnico, immediatamente viene evidenziata la comparazione con il precedente governo "... almeno oggi non c'è una politica urlata...almeno qualcosa sta facendo...almeno...almeno..". Fare "almeno" di più dell'altro governo è talmente facile che viene in mente una nota pubblicità in cui si dice "ti piace vincere facile eh?"  Sostenere che il governo Monti è  sicuramente migliore di quello di Berlusconi è come dire che la Nazionale italiana di calcio sia migliore di una qualsiasi squadra rionale.
Mentre "l'almeno" migliore del precedente governo sta esaminando, studiando, valutando e riflettendo su come impoverire i lavoratori, o come salvaguardare i giovani dai genitori barracuda, che si sono spolpati la loro vita con le ingiuste super tutele, "perché così chiede un'Europa incapace di colpire i forti", l'Istat (e non una pericolosa società eversiva!) trasmette l'ennesimo bollettino di guerra : a gennaio il tasso di disoccupazione si attesta al 9,2%, che è il dato ai massimi dal primo trimestre 2001 quando era al 9,3% e anche rispetto all'inizio delle serie storiche a gennaio 2004; il numero dei disoccupati, pari a 2.312mila, aumenta del 2,8% rispetto a dicembre (64mila unità); su base annua si registra una crescita del 14,1% (286mila unità); il tasso di occupazione è pari al 57,0%, in aumento nel confronto congiunturale ai 0,1 punti percentuali e di 0,2 punti in termini tendenziali; il tasso di inattività si posiziona al 37,3%, con una flessione di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,8 punti su base annua. Insomma i dati negativi aumentano delle unità... e quelli positivi dello 0,...!
Se poi andiamo a guardare i dati relativi ai giovani altro che bollettino... è una vera e propria strage! Sempre in riferimento a gennaio 2012 il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) risulta pari al 31,1%, contro un tasso di disoccupazione generale del 9,2% ; se facciamo riferimento al 2007, precedente alla crisi, quando il tasso era pari al 21,7%, si noterà che l'aumento percentuale è del 9,9%, contro un aumento, nello stesso periodo, del tasso di disoccupazione generale del 3%.
Nessuno disconosce che in passato si siano commessi terribili errori nelle pensioni "facili", da 15-20-25 anni o pensioni baby ricchissime o doppie pensioni lucrosissime, sempre ben evidenziate come danno alla società e ai giovani e sulle quali, comunque, si è cercato di intervenire continuamente, ma, parimenti, non si può negare che sia sempre esistita l'evasione fiscale, la corruzione, l'economia sommersa, l'economia illegale, i super stipendi degli onorevoli e degli amministratori pubblici, contro i quali poco si è fatto, anzi, quasi niente si è voluto fare.  
Per quale motivo, allora, si parla molto di più dell'articolo 18, anziché dell'economia sommersa? Per quale motivo si addita la disgrazia del mancato futuro dei giovani ai padri cannibali di tutele e non ai soldi fatti sparire in anni di corruzione o di evasione? Per quale motivo si parla solo  delle tutele acquisite dai lavoratori e non dei mega stipendi e delle mega liquidazioni di manager incapaci, di politici che hanno disastrato il Paese, di pubblici amministratori e dei quasi due milioni di persone che gravitano intorno alla politica e che hanno dissanguato la nostra Nazione? Semplice! Sempre per la logica che "il poco sui tanti" è più facile e un'eccessiva severità e onestà non attirerebbe investitori stranieri. Il problema non è l'articolo 18, ma creare una situazione tale per cui chi investe da noi deve trovare il bengodi del capitale!
Se questo "almeno" migliore governo del precedente volesse veramente essere ricordato, come scrive Diego Novelli , come l'esecutivo dei riformatori, dovrebbe avere la forza di fare scelte veramente coraggiose.
La prima, emulando la Germania, che i rappresentanti dei lavoratori possano sedersi "nei consigli di amministrazione delle loro aziende, con voto consultivo, (non deliberativo) comunque sufficiente per conoscere non solo i piani di sviluppo, ma anche per concorrere alla loro elaborazione". Certo, ci vorrebbe molto, anzi,  moltissimo coraggio per un premier e un ministro del lavoro che neanche si sono degnati di chiarire il comportamento antisindacale e anticostituzionale di Sergio Marchionne. 
Per un senso di equità, che sembrava essere una parola di valore per questo "almeno" migliore governo del precedente, non sarebbe giusto stabilire un tetto massimo e minimo delle pensioni? In breve: all'ingiustizia di stipendi e liquidazioni d'oro e di platino, anche doppie, perché devono fare seguito pensioni di diamante? Se una persona ha avuto decine di milioni di liquidazione, ha usufruito di stipendi d'oro per una vita che senso dargli una pensione di centinaia di migliaia di euro? Rimarcando che è iniquo che ci possa essere chi prende 38 milioni in un anno e chi, invece, non ne prende neanche 15mila, vorrà dire che il primo ha un notevole conto in banca e il secondo neanche gli occhi per piangere. Almeno in pensione sarebbe doveroso che tale iniquità fosse ridotta (non annullata, per l'amor di Dio!), per cui al primo, indicativamente, sarebbero più che sufficienti 5 mila euro e al secondo non meno di 1.500 euro. Forse, chissà, con un po' di equità apparirebbero meno squali i genitori mangiatori di tutele.



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