domenica 11 marzo 2012

Il peccato della pensione

Secondo  il Governatore di Bankitalia, Visco, "...il mantenimento stesso del livello di vita raggiunto nel nostro paese richiede che si innalzi l'intensità del capitale umano e riprenda a crescere la produttività totale dei fattori [...] non si può non richiedere che si lavori di più e più a lungo [...] un migliore funzionamento del mercato del lavoro con la capacità di accompagnare e non con la volontà di resistere al cambiamento, nelle tecnologie, nelle produzioni, nell'apertura dei mercati, nelle organizzazioni delle imprese, va di pari passo con i mutamenti profondi della struttura produttiva".
Quindi suggerisce di analizzare le ragioni per cui è bassa l'occupazione, specie fra i giovani e le donne, per rimuoverne le cause " anche se in qualche caso ciò significa contrastare rendite di posizione o interessi particolari, perché bisogna avere la consapevolezza che ne va del nostro futuro".
Francamente è difficile capire a chi si rivolge: se alle istituzioni, ai cittadini oppure, chissà, a entrambi.
Vediamo un attimo. Il nostro è un Paese vecchio, dove a chi ha fatto 40 anni di lavoro viene chiesto di prolungare la sua attività; i giovani e le donne non trovano lavoro; la produzione a gennaio, secondo l'Istat, cala del 5% rispetto a dicembre 2011, che il peggior risultato dal 2009; è notizia di ieri dell'ennesimo suicidio di un disoccupato, così da mantenere la statistica a circa un suicidio al giorno; le banche, da lui rappresentate e con le casse ben rimpinguate, non fanno assolutamente niente per aiutare i piccoli imprenditori, restringendo assurdamente il credito e questo signore, ritiene di dover precisare "che non si tratta di uno slogan ma di un percorso inevitabile da affrontare con determinazione [...] non può esserne più rinviato l'inizio".
Certo che non è uno slogan...è un'offesa all'intelligenza!
Dopo vent'anni di mancata crescita; dopo che fiumi di denaro sono stati portati in paradisi fiscali; dopo che si sono bruciate montagne di soldi in corruzione; dopo aver concesso di sottrarre cifre mostruose al bene pubblico attraverso l'evasione fiscale; dopo aver fatto prosperare l'economia sommersa e poco si è fatto per combattere l'economia illegale, è difficile dire a chi ha sempre pagato e  che si è sempre sacrificato di dover ancora stringere la cinghia. E' irritante dover sentire che non ci sono denari sufficienti per investire in ricerca e sviluppo, senza le quali dovrebbe spiegare come sia possibile creare lavoro.
Quando dice che è necessario contrastare le "rendite di posizione o interessi particolari" si spera che intenda parlare di chi ha due pensioni o che l'ammontare delle stesse sia di centinaia di migliaia di euro, dopo liquidazioni milionarie. Si spera voglia riferirsi a chi, avendo pensioni d'oro, svolge ancora mansioni pubbliche o in enti di comodo pagate profumatamente. 
Il Governatore di Bankitalia si dovrebbe preoccupare di far crescere la banche da un punto di vista professionale, facendole uscire, una volta per tutte, dalla cultura dello strozzinaggio.
I cittadini sarebbero ben felici di fare sacrifici, specie per il futuro dei loro figli, ma avrebbero piacere di vederne i risultati e sarebbero ancora più felici se tali sacrifici fossero estesi anche ai "portatori di ricchezza e privilegi".
Non è riducendo i "privilegi" di chi si è costruita la pensione di 1300/1500 euro in quarant'anni che si "sistemano" i giovani, ma è costruendo nuovi posti di lavoro. Non sarebbe forse più equo stabilire un tetto massimo ed uno minimo di pensione? Chi ha già guadagnato cifre iperboliche durante la vita pre-pensione, dovrebbe averne a sufficienza di 5000 euro al mese. Quante pensioni potrebbero essere liquidate con la differenza di chi prende pensioni a cinque o sei zeri?
Se non si pone dei rimedi alla illegalità, se la ricchezza è sempre più in mano ad una sempre più ristretta cerchia di privilegiati, se non si creano i presupposti per creare lavoro, se l'equità da parola non diventa fatto,  "ricercare le ragioni, e rimuoverle, per le quali è così bassa l'occupazione" è solo una presa in giro. In tal caso sarà sì necessario lavorare fino a 70/75 anni, vista la tarda età di chi entrerà sul mercato del lavoro, e, parafrasando un detto su Napoli, sarà gradito il "Vedi la pensione e poi muori"!



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