venerdì 30 marzo 2012

Egregio professor Monti...

Egregio professor Monti, 
ormai è un vezzo o una cattiva abitudine per i politici (scusi, Lei è un tecnico!) sparare a zero su qualcosa quando sono lontani dall'Italia. Lei, purtroppo, ha pure adottato il tipico idioma berlusconiano, nonché la sua tipica "consensite acuta", come scrive l'amico Luigi Bruschi, quando asserisce che "Nonostante alcuni giorni di declino a causa delle nostre misure sul lavoro, questo governo sta godendo un alto consenso nei sondaggi, i partiti no". 
Nel ricordarle che sta governando grazie all'appoggio di quei partiti, è molto difficile valutare positivamente il valore del suo governo, se il metro di misura è il valore riconosciuto, presso gli elettori, di quegli stessi partiti. Sembra ricordare quella pubblicità nella quale una squadra di calcio, composta da undici giocatori, viene sfidata da un'avversaria con centinaia di giocatori e una voce di fondo che dice " Vi piace vincere facile,eh?". 
Leggere le sue dichiarazioni ci ricorda troppo da vicino il "miglior presidente del Consiglio degli ultimi cento cinquant'anni"; l'uomo "che il mondo ci invidia", per la sua riconosciuta "capacità e lungimiranza"; il premier che vanta amicizie come Putin, dittatori scomparsi o rimossi dal popolo o non certo in "odore di democrazia". Ora, se lei si sente in dovere di ringraziarlo per aver "fatto un passo indietro, quando ancora aveva i numeri per comandare, solo per il bene del Paese", e non è la prima volta, ci viene spontanea una domanda: ma ringraziarlo di cosa? Di aver mal governato per vent'anni? Di aver preso in giro il Paese e di aver tentato di nascondere l'innascondibile, convinto, come scrive Bruschi, della ragione "dell'equazione per cui consenso = aver ragione o peggio ancora consenso = correttezza delle misure/equità dei provvedimenti?" Che altro doveva fare, resosi conto del fallimento, forse arroccarsi nei palazzi e trascinare nel baratro un intero Paese? Oddio, amici suoi l'hanno fatto! A questo punto, ci mancherebbe solo che lei dicesse che l'Italia è un paese benestante, perché sono più pieni i ristoranti che i marciapiedi di barboni!
Con tutto il rispetto dovutole, non abbiamo applaudito quando gli è stato conferito l'incarico, anche se si coltivava la speranza del suo successo, e i post precedenti lo confermano, ma  sinceramente non ci dispiace! Forse perché rappresentava il fallimento della politica, soprattutto il naufragio della sinistra, che sembra essersi persa alla ricerca "dell'isola che non c'è"! Per quanto riguarda il lavoro, c'è chi la cerca in Danimarca e chi in Germania; magari, dopo il suo viaggio, qualcuno proporrà di nuovo di ricercarla in Giappone. Il sentimento generale porta a pensare che il desiderio sia quello di applicare il modello cinese: il sogno del capitale! Non solo siamo incapaci di costruirci un modello italiano, ma siamo abili a storpiare ciò che di buono hanno altri paesi, creando bizzarre scorciatoie per facili licenziamenti: solo in Italia si distingue il licenziamento per motivo economico o disciplinare. Se è il giudice a stabilire l'illecito, che necessità c'è di distinguere le due motivazioni: se c'è l'illecito lo può essere per entrambe i casi, salvo concedere all'impresa la possibilità di licenziare solo per motivo economico, mettendo il giudice nella difficile condizione di valutare e facendo arricchire ulteriormente gli avvocati, viste le lungaggini processuali.
Può darsi che i dati in suo possesso siano diversi da quelli che leggiamo sul web o sui giornali, ma non siamo molto convinti che il suo governo abbia così alti consensi. A meno che chi le ha fornito i dati non sia lo stesso che ha fornito il comunicato stampa in cui si evidenziava che nel discorso di Obama veniva elogiato il lavoro da lei svolto e, in realtà, non vi è nessuna traccia di tali complimenti.
Una delle cose certe è che dall'indagine Eurispes, L'Italia in nero. Rapporto sull'economia sommersa in Italia, si evidenzia che solo una famiglia su tre arriva a fine mese; soprattutto è sparita la sindrome della quarta settimana ed è sopraggiunta quella della terza settimana. Chissà quando batteremo il record della seconda!
Lei ritiene che l'abolizione dell'articolo 18 sia determinante per lo sviluppo del lavoro, allora Confindustria ha sbagliato ad eleggere il nuovo Presidente, perché non è dello stesso avviso. Comunque si tranquillizzi, perché durerà poco. Bombassei, che sembra aver cavallerescamente accettato la sconfitta, insieme ad una sessantina di fedelissimi (e Marchionne non centra niente?), tenterà di far fuori l'eretico, salvo palese resa della colomba alle condizioni dei falchi.
Lei asserisce che l'abolizione dell'articolo 18 aiuterà maggiormente i giovani a trovare lavoro e, nel contempo, il suo governo, con l'aiuto del Pd, cancella i fondi destinati ai meritevoli giovani ricercatori. Chissà, forse domani saremo obbligati a dedicarle un post di scuse, e lo faremmo con immenso piacere, ma è forte la sensazione che i post saranno, purtroppo, ancora di condanna e richiamo.
Concludiamo associandoci a ciò che scrive ancora l'amico Luigi Bruschi: "Fateci comprendere perché un paese in cui non si trova lavoro, una delle misure per lo sviluppo dovrebbe essere quella di rafforzare il diritto di togliere il lavoro a chi ce l'ha". 





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