mercoledì 29 febbraio 2012

Il futuro è cinesizzare il Paese

In un'intervista su Repubblica, il ministro Elsa Fornero dichiara: "Tutta la nostra riforma nasce da una profonda sofferenza sociale, per l'imbarbarimento e l'impoverimento del mercato del lavoro in Italia. E' successo un avvitamento verso il basso, la condizione dei lavoratori è oggettivamente peggiorata".
Sul Corriere della Sera, invece, dichiara: "Stipendi bassi ed alta disoccupazione. Un mix micidiale per l'economia italiana".

Come fare fronte ad una situazione così drammatica? Naturalmente con una riforma del mercato del lavoro unidirezionale: abolizione dell'articolo 18, maggiore flessibilità, naturalmente quella buona e francamente è difficile capire quale sia, per l'interesse dei giovani e dell'occupazione. Che senso ha parlare di crescita, costruzione di nuovi lavori, ricerca e sviluppo, soprattutto se si vuole far intendere che una delle priorità dovrebbe essere la produttività! E Marchionne ne è talmente convinto della bontà della flessibilità, che non ha problemi ad asserire " datemi la stessa flessibilità che ho negli Stati Uniti e investirò di più". Ora, si supponga per un attimo di credergli, vista la latitanza dei 20 miliardi di investimenti promessi e mai mantenuti, la flessibilità "buona" del top manager prevede, come negli Usa, il dimezzamento dello stipendio? Se a quest'ultima ipotesi ci si aggiunge la facilità di assumere e licenziare a seconda dell'andamento del mercato, cosa rimane da fare a lui? In sintesi: Fiat non è capace di crearsi la competitività attraverso modelli nuovi e buoni per i mercati europei, quindi i guadagni li deve fare risparmiando e speculando sulle vite dei lavoratori. Sarebbe interessante chiedere all'ad di Fiat come fa la Wolkwagen a incrementare le vendite e gli utili, anche in Europa, pur avendo un costo orario (per dipendente) maggiore di Fiat; sarebbe ancora più interessante farci spiegare perché la casa automobilistica tedesca non conosce un'ora di sciopero, non minaccia la Germania di volersene andare, pur operando in un settore europeo dell'auto nel quale "circa il 20% della capacità operativa totale installata nel settore automobilistico europeo può essere vista come strutturalmente ridondante". Quando Marchionne asserisce che "La Fiat manterrà le scelte industriali in Italia, ma soltanto a condizioni estremamente chiare. Non possiamo continuare a perdere soldi in Europa semplicemente per tenere in piedi un sistema industriale che economicamente non ha basi",  intende forse dire che le "basi economiche" adeguate sono quelle di Cina, Vietnam, Brasile e Serbia ? Intende forse dire che spera che con le sue minacce il governo gli "regali" condizioni vantaggiose per coprire le incapacità produttive e organizzative del gruppo? O forse vuol dire che per fare concorrenza ai tedeschi è necessario che il governo gli dia " certe facilitazioni" in assenza dei cospicui soldi ricevuti in passato? Certo è difficile pensare che siano possibili "certe facilitazioni" se non si attacca lo stato sociale continentale e quale migliore pretesto  se non le infelici dichiarazioni di Draghi circa la necessità di "ripensare e ridimensionare il sistema del welfare", affinché sia possibile il progresso industriale del Paese? La cosa migliore è cinesizzare l'Italia. Questo è lo stesso Marchionne che un tempo, quando aveva necessità di un giusto rapporto fra la proprietà, i sindacati e i lavoratori, pareva essere un innovatore socialdemocratico e corteggiato da noti esponenti di sinistra. Questo è lo stesso Marchionne che alla presentazione della nuova Panda dichiarava, a proposito dell'accusa di anti-italianità : "Sono accuse semplicemente assurde. Dobbiamo privilegiare il luogo dove la Fiat ha le proprie radici. Pomigliano è la nostra migliore fabbrica al mondo, è il simbolo delle nostre promesse mantenute". Sicuramente si è confuso, perché pochi giorni dopo ha annunciato la possibile chiusura di altri due stabilimenti italiani Fiat.
Ciò che dice Marchionne sono tutte verità...a seconda dei momenti...a seconda dei vantaggi personali e degli azionisti. Questo è lo stile di manager a lui caro!
Ma se Marchionne fa il manager, quindi svolge bene il suo compito di monetizzare ogni cosa, al di là dei danni che provoca, quello che veramente stupisce e crea imbarazzo è il silenzio del governo. Com'è possibile che Elsa Fornero o Mario Monti, a seguito delle dichiarazioni della possibile chiusura di due stabilimenti, della latitanza dei 20 miliardi di investimenti, quindi dell'occupazione, non sentano l'esigenza di chiedere dei chiarimenti!













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