lunedì 21 novembre 2011

Si potrebbe rompere la corda!

Purtroppo viviamo in un mondo di disoccupazione strutturale, dove nessuno si sente più sicuro e dove le competenze non garantiscono più un posto di lavoro. Oggi, nessuno può sentirsi più sicuro e non esiste azienda che assicuri un minimo di stabilità. Ci sono mille sistemi per portare tutto nell'antro dell'incertezza, snellimenti, ridimensionamenti o razionalizzazioni, che devono rispondere al Verbo dell'efficienza e della competitività. L'insicurezza regna costante nella vita dei lavoratori e se si devono fare sacrifici e a loro che vengono richiesti, pur di onorare gli impegni con gli azionisti. Questi investono soldi, quindi devono ottenere risultati, mentre i lavoratori devono mangiare e, santo Iddio, mangeranno meno! 

Non basta più chiedere flessibilità perenne, cercando di privare chi lavora dei sacrosanti diritti; dove ci si augura di poter usufruire, ancora per molto tempo di contratti a tempo determinato o rinnovabili, con possibilità di facile licenziamento, magari senza preavviso o senza indennizzo. Tutto questo non basta più! E' determinante rompere le reni al sindacato, o, ben venga, trattare con quelli ossequianti e obbedienti alle leggi del padrone. 
In questo momento, nel quale un elevato tasso di disoccupazione è prassi normale; dove si ha un aumento costante della povertà; dove i giovani non hanno uno straccio di lavoro per ipotizzare il loro futuro, vogliamo sperare che la risposta del governo sia forte e decisa nei confronti di chi ritiene di alzare il tiro e la voce, forte della propria forza e pieno di una tale quantità di arroganza, da non rendersi conto che la corda è tirata al massimo e non fa bene a nessuno che si rompa! A nessuno!
L'incertezza del lavoro e la perdita di punti di riferimento, specie in un momento in cui tutto sembra crollare e all'inizio  del mandato di un governo che dovrebbe far fronte alla crisi mondiale e risistemare i danni procurati dalla precedente amministrazione, la presa di posizione dell'azienda torinese ha il sapore di ricatto. Non è pensabile e né consigliabile far  perdurare il senso di frustrazione dovuto all'incertezza del lavoro, all'eccessiva flessibilità e all'imposizione di quello che dovrebbe diventare il sindacato aziendale. la Fiat arriva cinquant''anni in ritardo rispetto alla Toyota e, oltretutto, non avendone minimamente la struttura adeguata. 
Ci preme ricordare l'ammonimento di Luciano Gallino: "[...] il senso di insicurezza per il proprio destino individuale e familiare, unito al tasso di angoscia collettiva che ne deriva, è stato il motore di alcuni dei più violenti movimenti sociali della storia, di sinistra come di destra".









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