sabato 14 luglio 2012

Un paese ci vuole!

Cesare Pavese scriveva: "Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuole dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti".
Come cambiano i tempi! Il grande autore parlava "di un paese" e noi leggiamo di ciò che non c'è più!  Lui non ha conosciuto le miserie dell'attuale politica, la pochezza di chi amministra, la corruzione dilagante e l'egoismo smisurato dei potenti. Oggi rimane solo "non fosse che per il gusto di andarsene via". 
Ma di che paese vogliamo parlare, quando la notizia importante è la (ri)discesa in campo di Berlusconi, l'uomo che ha distrutto quel poco di buono che avevamo e che per rifarsi il look cerca di "trombare" la Minetti da consigliera della regione Lombardia. Crede di ripulirsi togliendo un pelo dalla giacca e non si accorge che il vestito nero, all'origine bianco, è solo sporco! 
Pavese non ha avuto la disgrazia di conoscere Bersani, il segretario del maggior partito dell'opposizione, che, in attesa di andare al governo, sta facendo uno stage con Mario Monti, l'uomo che doveva salvare l'Italia, per continuare il suo pessimo governo. E quando il tecnico-non politico attacca la "concertazione" come male del passato, il politico-non politico, con moderazione e ossequioso rispetto gli fa presente che lui in passato, in realtà, avrebbe "anche" avuto un'esperienza positiva della concertazione e che, volendo, non è poi così tanto male. Chissà mai se Monti gli darà l'attestato per governare!
Vuoi mettere la sana e costruttiva politica del "comunista che mangia i bambini" e di "Berlusconi che si fa le escort"? Basta che uno dica l'opposto dell'altro e la politica è fatta! Allora diventa prioritario far fare studi, proiezioni, indagini sull'effettiva "base elettorale berlusconiana". Sarà vero o no che può contare sul 30%? Oddio, potrebbe anche essere vero, ma non è detto però che tutti lo voterebbero...quindi?...ecco il vicepresidente del Pd che corre ai ripari e non esita un solo istante a lanciare un messaggio: "Meglio votare Berlusconi che Grillo"...non sia mai che si debba iniziare a fare politica veramente! 
Queste sono le cose importanti! Ma chi si cura di Paolo Leon e del suo convegno della Fondazione Di Vittorio, noiosi economisti, professori e pensatori che invitano il governo a puntare sulla crescita e migliorare le condizioni del lavoro per combattere la tempesta della crisi. Altri spunti interessanti sarebbero usciti dal convegno, ma in una politica in cui la fanno da padroni i Berlusconi, Bersani e Grillo, verrebbe la voglia di dire che "è tutta una comica"! Ma a chi vuoi che interessi sapere "che la ragione principale della crisi è la condizione del lavoro"!  Ma chi se ne frega! Distogliere l'attenzione è la capacità dei comici, per cui è determinante sapere che Alfano da del "lei" a Berlusconi, che la Minetti si mette dieci euro dentro lo slip del costume da bagno e che sarà "trombata da Berlusconi ( Libero docet!); che la Santanché dice che non è più tempo per le varie "Minetti" (è vero che non c'è mai fine al fondo del pozzo!); che nella destra non tutti sono contenti della discesa del loro "profeta" ma nessuno lo vuol dire; che l'onorevole Calearo, invece,  "gode" più che andare con una donna; che il centro nevralgico non è più Roma ma Parma, per vedere il "grillino" in opera. Se questa è la nostra politica, dove c'è la destra e  la corrente di sinistra della destra, allora non ci rimane che "andare ad asciugare gli scogli" o, meglio, "a pettinare le bambole".
Se lasciamo ancora in mano il nostro Pese a questi signori della non-politica non rimarranno più alberi e terra in cui ci sarà qualcosa di tuo che rimarrà ad aspettarti.
Se tutto ciò succede, comunque, è dovuto anche alla nostra passività e indolenza e come scrive sempre Pavese: "Non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola".





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