domenica 22 gennaio 2012

Il blog compie un anno

E' già trascorso un anno!
Il 22 gennaio 2011, nel post  Tra diritto e realtà  si parlava dei Neet, della disoccupazione di lungo termine, dell'occupazione maschile e femminile, della povertà relativa e assoluta in cui vivevano le famiglie e nell'ultimo post del 2012, Più lavoro e meno chiacchiere, per pura coincidenza, si è parlato delle stesse cose! E se raffrontiamo i dati, niente è cambiato se non che la povertà relativa coinvolge un maggior numero di famiglie.
L'unica cosa cambiata, se proprio vogliamo, è che al governo non c'è più Berlusconi, ma è di magra consolazione, perché ai lavoratori non è cambiata la vita. Qualcuno dice che al nuovo governo va dato ancora un po' di tempo per sistemare ciò che in disastrosi anni di destra si è tentato di sfasciare.
Con tutta franchezza, se la destra ha sfasciato...la sinistra non è stata da meno! Anche lei ha partecipato alla distruzione delle " mura della cittadella delle tutele e del lavoro" e sempre più, sia a destra che a sinistra, è passata l'idea del lavoro come merce, pari agli altri fattori di produzione. Oggi è normale parlare di risorse umane, al pari delle risorse finanziarie o risorse energetiche e ciò ha portato a considerare il lavoro sempre più una merce scambiabile, diventando naturale inventare lavori sempre più precari è adattabili alle necessità del momento, si veda il lavoro a "chiamata". Se servi, bene, altrimenti aspetti! E nell'attesa? Insomma, non si può gestire tutto...che ci pensino le famiglie! 
Un tempo a 25 anni si "metteva su famiglia", oggi si parla di "over 30" e anche di "over 40", come giovani in cerca di lavoro, e non è impensabile, vista la maggior aspettativa di vita, che presto non si parli di " giovani cinquantenni in cerca di primo impiego", con necessari interventi governativi a supporto delle aziende che "vogliano assumere giovani apprendisti cinquantenni da introdurre nel nuovo mondo del lavoro". E non sarà difficile vedere vecchi con bambini ai giardini pubblici, ma con la differenza che un tempo erano nonni e che in un prossimo futuro saranno padri. In tutte le cose si possono scoprire lati positivi...non serviranno più i nonni!
Ci si azzuffa sull'art.18, che pare essere la solita sciocchezza tipicamente italiana. Per chi lo vuole sopprimere diventerebbe la panacea contro la disoccupazione e, finalmente, i giovani potranno trovare il loro desiderato lavoro (più facile licenziare, più facile assumere). Chi lo ritiene indispensabile, si aggrappa ad esso come ad una scialuppa in un mare in tempesta.  Per noi italiani è determinante trovare sempre "qualcosa" che giustifichi la nostra incapacità a fare. Non si riesce a costruire nuovi posti di lavoro? La colpa è dell'art. 18! Premesso che la colpa morì fanciulla, invece di perdere tempo ed energie in battaglie puramente ideologiche, che non sortiscono nessun effetto, sarebbe meglio trovare forme di investimento in lavori nuovi e che aprano il futuro ai giovani: basti pensare all'ambiente e ai lavori per rigenerare ciò che abbiamo distrutto o stiamo distruggendo. E' paradossale che in un Paese in cui la maggior quantità di lavori è in imprese al di sotto della soglia dell'inapplicabilità dell'art.18 che si stia a discutere se sia giusto o sbagliato abolirlo. E' comico che in un Paese in cui l'85% dei nuovi lavori sono creati da aziende al di sotto dei dieci dipendenti, dove l'art.18 non si applica, e, allo stesso tempo, la Marcegaglia e, purtroppo, buona parte del Pd ritenga che lo stesso sia una "anomalia tipicamente italiana". Di anomalo, se proprio si vuole indagare, è l'incapacità di fare impresa. Per anni si è pensato che il costo del lavoro fosse troppo gravoso, al tal punto da rendere le nostre imprese non competitive. Una sciocchezza tipicamente italiana. Un esempio su tutti? Fiat e Wolkswagen! La casa automobilistica tedesca sta crescendo ogni anno, sta contrastando il primato delle vendite ai giapponesi e in un periodo di crisi ha aumentato le vendite, puntando sulla qualità. Non solo. Non ha avuto un giorno di sciopero da 37 anni a questa parte, grazie agli ottimi rapporti sindacali; ha un costo lavoro superiore alla Fiat e, tuttavia, ha anche stabilito un premio di produzione di fine anno a tutti i suoi dipendenti. Se è vero che il claim della campagna pubblicitaria della nuova Panda è "Le cose  che costruiamo ci rendono quello che siamo"...lo rigiriamo all'ad di Fiat, magari aggiungendo al finale  un bel
" Appunto!"
Si parla sempre più spesso di reddito minimo garantito, di reddito minimo di cittadinanza ed è difficile non essere d'accordo, ma sarebbe un delitto se fosse utilizzato come facile strumento all'incapacità della politica e degli addetti ai lavori. Se utilizzato come strumento per  dare il tempo a chi ha perso il lavoro di trovarne un altro è condivisibile, ma non deve e non può essere usato come "mezzo per tenere buoni gli esuberi". Ognuno ha il diritto e il dovere di ridare alla società, in lavoro, ciò che consuma.
Ci sono stati e ci saranno ancora momenti nei quali sarebbe stato meglio parlare di gossip, sport o musica, magari ci sarebbero anche più lettori, ma c'è chi è nato con lo spirito masochista ...e chi scrive ci "nacque". 
Il Lavoro non è una merce è un blog piccolo, con pochi lettori, ma sempre presenti. Ed è un piacere immenso scoprire ogni giorno che, lentamente, cresce il numero. In un anno, a parte i primi tre mesi, nel quali solo i parenti stretti, compassionevolmente, si azzardavano a entrare, si sono raggiunte quasi 8.200 visite e dalla 23.000esima posizione si è raggiunta la 18.264esima posizione.  Posizione raggiunta grazie a lettori di 20 paesi: che soddisfazione! 
Tanto per  dare alcuni numeri, con un pizzico di vanità:
Italia: 4852
Usa: 1623
Germania: 310
Russia: 244
Regno Unito:197
Paesi Bassi: 118
Australia: 83
Singapore: 80
Svezia: 76
Brasile: 52
Un sogno nel cassetto? Tanti! Uno in particolare ci sta a cuore: poter pubblicare post dei nostri lettori. Chissà che con il tempo e la credibilità acquisita non si riesca anche in questo traguardo!
Grazie a tutti. Grazie di darci la voglia di fare un "lavoro" che ci appassiona e in cui si crede. 






2 commenti:

  1. Caro Idelbo,
    innanzitutto auguri per la prima candelina! Poi complimenti per i suoi post, mai banali e frutto di notevole impegno.
    Ad maiora!

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