martedì 24 gennaio 2012

Non solo calcio!

E' con molto piacere che si pubblica questa mail inviataci dal carissimo Alfonso, vecchio allievo di chi scrive, perché raramente si è trovata maggiore gratificazione. Perché è a persone belle come lui, che non meritano a 51 anni di sentirsi "precari", che è dedicato il blog ed è per queste persone che mai ci abbandonerà la voglia di denunciare l'iniquità della cosa. 




Buon giorno Idelbo,
mi sono imbattuto per caso in questo blog; vi ho dato un'occhiata veloce ed ho scoperto che somigli molto ad una persona che ho conosciuto quando ero ragazzo; avevo 15 o 16 anni.
E' stato il mio allenatore, in una squadra di calcio giovanile, e con lui sono cresciuto, nella fase che da ragazzo diventi uomo.
Mi sono reso conto che quella persona, che ti somiglia, mi ha in qualche modo insegnato a vivere questa vita. 
Le sue parole, dette nella Fiat cinquecento che mi portava agli allenamenti, sono rimaste dentro e sono tornate periodicamente a risuonare nella mia anima. Quando non ce la facevo a correre, dalla panchina, a labbra strette, piano, senza urlare, mi diceva: "non dire che non ce la fai...trova la forza...ti sei allenato...dai" ed io lo guardavo e non riuscivo a non correre; il suo sguardo mi diceva e mi assicurava che potevo farcela; ritrovavo la forza e andavo via veloce...
Quando dovevamo giocare contro avversari più forti mi sentivo perso, perché ero piccolino e mi sentivo fragile. Vedevo i più bravi e avevo terrore, ma lui sapeva farmi correre più forte. Mi sentivo inferiore perché per strada, nel mio quartiere, valeva la legge del più forte ed io non riuscivo a emergere, ma lui seppe darmi coraggio, mi considerava e mi coccolava, nella sua durezza.
Lo rispettavo.
Ricordo una volta che avevo preso un colpo ad una caviglia ed era leggermente gonfia: la domenica dovevamo andare a giocare in trasferta a Grosseto e avevo conosciuto da poco la mia prima ragazzina. Avrei voluto saltare la trasferta per stare con lei, ma non trovavo il coraggio di dirlo a lui; non sapevo come chiedergli di lasciarmi a casa.
Aveva già capito tutto! Mi chiamò a casa sua per vedere la caviglia...ma si era sgonfiata e, visto che ero diventato rosso per l'imbarazzo di una guarigione troppo rapida, sorridendo , mi disse: "Domani esci con la tua ragazza e riposati". Come posso dimenticare?
Adesso ho 51 anni ed ho lavorato per 18 anni in un'azienda che produceva ceramiche: prima come responsabile del magazzino spedizioni, poi, negli ultimi 4 anni, come funzionario commerciale per l'Italia. Alla morte improvvisa del titolare, l'azienda è stata chiusa. Da tre anni faccio il precario: quattro mesi da una parte, quattro da un'altra e adesso sto per restare di nuovo senza lavoro. Questo è il motivo per cui mi sono imbattuto in questo blog, dove si parla di lavoro.
Ho una bella famiglia: due figli grandi, il primo di 26 e il secondo di 16 anni e quando penso a loro, vorrei che sulla loro strada, fuori casa, trovassero una persona come lui...come quella persona che ti somiglia, caro Idelbo.

Ti voglio bene

Alfonso 


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