domenica 29 gennaio 2012

Fiducia e lavoro

Non esiste libertà e democrazia se non c'è lavoro. Che libertà può esserci se ad ognuno non è dato costruirsi un futuro? La mancanza di lavoro toglie anche la possibilità di sognare: una casa, un viaggio, mettere su famiglia, progettare il percorso scolastico dei figli...risparmiare per i momenti peggiori. Programmarsi la vita era una fase importante, sia per i giovani in procinto di sposarsi che per le coppie sposate. Lavorare per conquistarsi ogni mese un "pezzetto" della nuova cucina o fare i conti di quanti soldi erano stati accantonati per andare in ferie, magari decidendo mete diverse o riducendo i giorni  se fosse intervenuto un imprevisto a ridurne le possibilità. 
Era sempre una lotta, ma la possibilità di "avere" e "fare" dipendevano molto da ognuno e dalla capacità di gestirsi le priorità. Ti sentivi padrone della tua vita e i sacrifici sparivano al raggiungimento dei traguardi, al di là che fossero piccoli o grandi. Talvolta neanche si raggiungevano, ma la possibilità di averci tentato, comunque, ti dava un certo appagamento. 
Ci siamo illusi di poter dare ai nostri figli una vita più bella, ricca e libera e non ci siamo accorti che stavamo distruggendo tutto. Abbiamo lasciato loro un Paese allo sbando, che ha perso la fiducia e che non sa più neanche fare sacrifici per cercare di rimettere insieme i cocci.
Non serve dire "scusate...abbiamo sbagliato", ma è necessario rimboccarsi le maniche, stringere la cinghia e darsi da fare. Tutti dobbiamo fare un passo indietro, magari, se serve, stringendo i denti e turandosi il naso, ma va fatto! 
Il governo dei tecnici o, se si vuole, dei professori non è il massimo, ma se c'è è perché la politica ha fallito: sia di destra che di sinistra. Quello che è necessario, adesso, è lavorare per  ridare credibilità al Paese e, per quanto molti si sforzino di non vedere, almeno questo governo lavora! Almeno siamo stati liberati da amministratori incapaci e dediti esclusivamente ai propri interessi e da un'opposizione che sapeva dire solo qualcosa "contro" Berlusconi. Se la destra ha fatto disastri, certo, la sinistra è stata una fucina di errori. Un caro amico ricordava Bertinotti, che con la storia delle 35 ore fece cadere il governo Prodi, consegnando l'Italia a Berlusconi. Dispiace ricordare anche la sinistra che ha dato il via a leggi sul lavoro flessibile indegne e rese intollerabili dalla destra. Qualcuno ci accuserà di facile populismo o di antipolitica, perché o sei allineato o non fai politica. Ma di quale politica stiamo parlando? Forse di quella che  ha portato il 60% dei giovani a pensare di emigrare per trovare lavoro o che ha portato la metà dei cittadini a dover usare i propri risparmi per arrivare a fine mese? Forse parliamo del 47,7% degli italiani che arrivano a mala pena alla quarta settimana, oppure del 27,3% che non vi arriva addirittura. Secondo il rapporto Eurispes, la quota di quanti ritengono di poter risparmiare nel prossimo anno è inferiore al 5%. Questa è la fiducia che gli italiani ripongono nel loro Paese!
Fino a pochi mesi fa (o giorni?) l'ex premier parlava di un'Italia ricca, seppur scivolasse nel baratro, e tutti gridavano ai sacrifici necessari...poi, quando sono stati chiesti, l'Italia si è ribellata! Una cosa è certa, chi sicuramente paga è la gran massa di lavoratori a busta paga, perché tutti gli altri fanno parte di lobby o corporazioni intoccabili! 
Nel nostro Paese, nel 2011, 12.094 aziende sono fallite, e dall'inizio della crisi si sono persi 300mila posti di lavoro. E' questo che ci deve far paura! I sacrifici fanno male e forse ci assale il dubbio se valga la pena farli, ma è necessario tentare. 
D'altronde, dopo anni di politica indecente, che ci ha portato alla rovina, quale poteva essere la soluzione migliore? Esiste in Italia un'alternativa all'attuale governo? Soprattutto, esiste un leader che abbia le capacità di aggregare forze interessate al bene del Paese?
Ognuno vede il suo bene e ciascuna forza politica lo interpreta solo in termini di voti, al di là che coincida con l'interesse generale.
Per ricostruire il nostro Paese è utile concentrare le forze e i saperi di tutti gli esperti nel creare lavoro e nell'inventare nuove strade; è utile e indispensabile una politica di crescita, che non è limitata dall'articolo 18. Non è facilitando  i licenziamenti che si crea occupazione e, tanto meno, i limiti alla crescita non sono condizionati dal "posto fisso". In un Paese nel quale la maggioranza dei lavoratori è impiegata in aziende al di sotto dei 15 dipendenti, dove non è applicato l'articolo "tabù", viene da sorridere pensare che eliminandolo si risolverebbero tutti i problemi. Semmai è preferibile valutare di aumentare i posti di lavoro con un salario leggermente inferiore, in questo periodo di crisi, piuttosto che 700/800 euro lasciandoli a casa senza lavoro e sfiduciati.
Il compito del governo è ridare fiducia, spingere nell'innovazione e nella ricerca, facilitare il "nuovo e il coraggio" di chi tenta strade nuove e generatrici di lavoro. Bisogna dare ai giovani la possibilità di esprimersi e insegnare loro che il Paese ha bisogno delle loro teste e non solo della loro disponibilità ad un impiego. E' necessario che il "saper fare" diventi  di nuovo un elemento portante del nuovo futuro lavorativo.
Nel saggio di Stefano Miceli, docente di Economia all'Università Ca' Foscari, Futuro Artigiano, vi è riportata una frase del rettore di Harvard in un film: " Qui i laureati pensano che sia meglio inventarsi un lavoro che trovarne uno". Nell'intervista di Gabriele Catania, su l'Inkiesta.it, il prof. Miceli  asserisce che "il lavoro artigiano è una delle cifre della cultura e dell'economia italiana; se si tornasse a a scommettere su di esso, contaminandolo con i 'nuovi saperi' tecnologici e aprendolo alla globalizzazione, l'Italia si ritroverebbe tra le mani un formidabile strumento di crescita e innovazione. Come dimostrano alcune delle più dinamiche imprese italiane (da Geox a Zamperla, da Gucci a Valcucine) il 'saper fare' rimane un ingrediente indispensabile per l'intero manifatturiero italiano. Che, alla fine, è uno dei pochi settori vitali della nostra economia. Parliamo sempre di trasferimento tecnologico, ma bisognerebbe parlare di osmosi. Osmosi tecnica e tecnologica. Cioè mescolare le abilità artigianali con le competenze industriali; le capacità dei tecnologi e dei manager con quelle, straordinarie, dei tecnici e degli artigiani". Impossibile non condividere! Una tesi che ci trova allineati e che in più post si è sostenuta.
Concentriamoci su questo, anziché battagliare su inesistenti problemi, che hanno più sapore di solo interesse politico che di benessere collettivo; preoccupiamoci di ridare fiducia e  sostegno a chi di nuovo vuol capitalizzare il "saper fare".






2 commenti:

  1. Caro Idelbo,
    sono perfettamente d'accordo.Tra cassieri che rubano i fondi del partito,senatori che vendono palazzi intascando guadagni milionari,deputati che ignorano cosa siano lo spread e la Tobin Tax (dimostrando così di non aver letto neppure la prima pagina di un quotidiano)- non vado oltre per carità di patria - l'unico obiettivo possibile è quello da lei indicato nel suo bel post. Speriamo di ritrovare presto i fondamentali della democrazia per poter tornare a sperare. Nessun delitto è più grande che rubare la speranza ai giovani. Non so se potranno perdonarci.

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    1. Caro professore,
      i cassieri che rubano...fanno parte dello sporco gioco...ma i segretari che fanno gli gnorri...è follia!Poi, magari, minacciano di querelare chi utilizza a scopo diffamatorio le vacanze lussuose alle Maldive! I giovani ce la faranno, ma noi dovremo dargli una mano...non legargliela!
      Grazie per il commento
      Cordialmente
      Idelbo

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