martedì 25 gennaio 2011

UNA VOLTA PER TUTTE

Ho pensato molto e atteso ancora di più prima di decidere la creazione di questo blog. Alla fine mi sono deciso per due motivi fondamentali: il primo, per avere uno spazio in cui scrivere ciò in cui credo; il secondo, molto ambizioso, di confrontarmi con altre persone su un progetto che mi sta a cuore da molti anni: quali strategie sono possibili per portare il lavoro sempre più verso la persona?  Certo, molto ambizioso, visto che poco ha fatto seguito alla direttiva comunitaria 93/104 (art. 13) in cui si esorta a mettere in pratica il "principio generale dell'adeguamento del lavoro all'essere umano". Ma l'ambizione primaria è di poter collaborare con giovani, studenti e lavoratori; raccogliere i loro commenti, i loro scritti, magari le loro tesi o le loro storie. E ha poca importanza se non sono scritti in perfetta lingua italiana, ma è molto importante che ognuno possa dire, liberamente, la sua idea e ricevere il rispetto di chi legge.

Il blog non è stato creato per ricevere consensi da chi la pensa come chi scrive, perché si andrebbe poco lontani, oltre ad essere di una noia mortale. Un confronto serio lo sia ha con chi la pensa diversamente, incrociando pensieri diversi e analisi diverse, per cercare di creare un reticolo di idee, e per quanto siano larghe le maglie...un reticolo ha sempre punti di contatto! E' attraverso un confronto, magari anche appassionato, ma non per questo violento o maleducato, che si potranno ipotizzare delle comuni strategie.

Soprattutto, il blog nasce dall'esigenza di creare un "posto" in cui non ci sia la "verità assoluta", ma incertezze da risolvere, magari lavorando insieme; che non ci siano persone saccenti, sia di destra che di sinistra, che si ritengono al di sopra di tutti e in possesso del dono divino del sapere e che hanno la facilità di scrivere commenti sprezzanti per zittire o umiliare chi non la pensa come loro. Purtroppo lo credevo un problema delle persone della mia generazione, istruite e con molta esperienza, invece lo riscontro molto spesso nei giovani, in particolar modo in chi crede di avere un'istruzione tale per cui intorno c' è solo mediocrità! 

Qualcuno mi ha chiesto il perché del titolo dato al blog. Semplice, perché sono fermamente convinto che il lavoro non sia una merce, poi sono apertissimo verso chi la ritiene una "merce un po particolare" oppure una merce di scambio, al pari delle altre merci.  Comunque sia, leggendo anche autori come Aris Accornero e, soprattutto,  Enzo Mattina, che non la pensano certo come chi scrive, ho trovato un'infinità di punti di contatto. Quello che mi sento di consigliare è di non fermarsi ai titoli....ma leggere il contenuto. Il prof. Mattina l'ho conosciuto attraverso il titolo del suo libro: Elogio della precarietà. Un libro molto interessante, che consiglio, che fa valutazioni diverse da chi scrive, ma su alcune proposte per intervenire sulla discontinuità dei lavori non è possibile non condividere.

Queste sono le diversità di cui parlavo e che arricchiscono...il resto lo lascio volentieri agli altri blog.








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