Ogni
volta che ho tentato di scrivere qualcosa su mio fratello mi ha sempre bloccato
la paura di non essere sufficientemente obiettivo per l'eccessivo affetto.
Molte
volte mi hanno chiesto come mai non scrivessi qualcosa su di lui,
soprattutto qualche aneddoto dell'età giovanile...che per me è la vera
storia...quando ancora non era campione e voleva diventarlo...il dopo è di
tutti ed è un'altra storia! Ho provato chissà quante volte ed ho ancora tracce
di quegli inizi, ma ogni volta mi ripetevo che non era ancora il tempo, forse
non sufficientemente bravo per farlo o forse perché combattuto tra lo scrivere
di Tardelli famoso o di Marchino, campione davvero.
Campione lo è stato e per me lo è ancora, vincendo quasi tutto
ciò che c'era da vincere, ricevendo molte soddisfazioni personali, ma rimanendo
una persona semplice, con i piedi per terra, attaccato ai figli e alla
famiglia...e, soprattutto, rimanendo Marchino!
In
tutti questi anni non ho mai scritto una sola riga che lo riguardasse,
limitandomi a godere delle cose belle e soffrendo delle cattiverie scritte o
dette, ma se mio fratello viene invitato a parlare all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e se dallo stesso scranno dove hanno
parlato papi e potenti parla di sport a più di 1500 giovani e se pronuncia una
dura requisitoria contro la violenza nello sport, accusando le società di non
“vedere”, se parla di lealtà e correttezza in campo, di lotta al doping e al
razzismo e soprattutto parla del “piacere di vincere senza barare” e se i giovani si
alzano in piedi e gli tributano un lungo applauso...allora anch'io mi alzo in
piedi ad applaudirlo (pure emozionato!) e nel mio piccolo gli dedico anche una
pagina del mio blog.
In
questo momento di vera felicità,
che dovrebbe cancellare ricordi di vecchie storie, non riesco a dimenticare un articolo di Mario Sconcerti sul Corriere della Sera del 16 giugno del 2007 a seguito delle dimissioni di mio fratello dal C.d.A. della Juventus, indubbiamente sbattendo
la porta.
So
bene che Marco non gradirà il mio richiamo, ma ho atteso 7 anni e per un così
lungo tempo ho sempre sperato di controbattere ad un articolo venato di rabbia
e amarezza accumulata fin dai lontani mondiali del 1982, quando alla parola
Sconcerti cercò di sostituire “le mani”, non certo
creando paura a mio fratello; e quale migliore occasione, giornalista del
Corsera e pure avvelenato, poter scrivere un articolo con “forzata voglia di
meschina rivincita” e unidirezionale.
Non
mi interessa discutere o analizzare il contenuto, se non fare un breve accenno al
fatto che, per quanto sconfessato, obbligarono il C.d.A. a prendere con più
urgenza delle decisioni, ma solo per "ricordare" al giornalista che già in quelle
dimissioni c'era il “rifiuto” di un certo calcio...che assomigliava e
assomiglia molto ad una certa
politica...che vuole il cambiamento senza niente modificare...e che condanna Giraudo e Moggi solo quando i loro reati sono in prescrizione (sai quanti guai
sarebbero stati per molti?).
Caro
Sconcerti, non può immaginare quanto sia orgoglioso che “Tardelli sia il
simbolo di un calcio che non riesce a cambiare”...se è diverso dal “suo
calcio”, da quello che si legge spesso e da quello che Lui ha condannato all'ONU.
Grazie
Marchino.
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