mercoledì 1 aprile 2015

Grazie Marchino

Ogni volta che ho tentato di scrivere qualcosa su mio fratello mi ha sempre bloccato la paura di non essere sufficientemente obiettivo per l'eccessivo affetto.
Molte volte mi hanno chiesto come mai non scrivessi qualcosa su di lui, soprattutto qualche aneddoto dell'età giovanile...che per me è la vera storia...quando ancora non era campione e voleva diventarlo...il dopo è di tutti ed è un'altra storia! Ho provato chissà quante volte ed ho ancora tracce di quegli inizi, ma ogni volta mi ripetevo che non era ancora il tempo, forse non sufficientemente bravo per farlo o forse perché combattuto tra lo scrivere di Tardelli famoso o di Marchino, campione davvero.
Campione lo è stato e per me lo è ancora, vincendo quasi tutto ciò che c'era da vincere, ricevendo molte soddisfazioni personali, ma rimanendo una persona semplice, con i piedi per terra, attaccato ai figli e alla famiglia...e, soprattutto, rimanendo Marchino!

In tutti questi anni non ho mai scritto una sola riga che lo riguardasse, limitandomi a godere delle cose belle e soffrendo delle cattiverie scritte o dette, ma se mio fratello viene invitato a parlare all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e se dallo stesso scranno dove hanno parlato papi e potenti parla di sport a più di 1500 giovani e se pronuncia una dura requisitoria contro la violenza nello sport, accusando le società di non “vedere”, se parla di lealtà e correttezza in campo, di lotta al doping e al razzismo e soprattutto parla del “piacere di vincere senza barare” e se i giovani si alzano in piedi e gli tributano un lungo applauso...allora anch'io mi alzo in piedi ad applaudirlo (pure emozionato!) e nel mio piccolo gli dedico anche una pagina del mio blog.
In questo momento di  vera felicità, che dovrebbe cancellare ricordi di vecchie storie, non riesco a dimenticare un articolo di Mario Sconcerti sul Corriere della Sera del 16 giugno del 2007 a seguito delle dimissioni di mio fratello dal C.d.A. della Juventus, indubbiamente sbattendo la porta.
So bene che Marco non gradirà il mio richiamo, ma ho atteso 7 anni e per un così lungo tempo ho sempre sperato di controbattere ad un articolo venato di rabbia e amarezza accumulata fin dai lontani mondiali del 1982, quando alla parola Sconcerti cercò di sostituire “le mani”, non certo creando paura a mio fratello; e quale migliore occasione, giornalista del Corsera e pure avvelenato, poter scrivere un articolo con “forzata voglia di meschina rivincita” e unidirezionale.
Non mi interessa discutere o analizzare il contenuto, se non fare un breve accenno al fatto che, per quanto sconfessato, obbligarono il C.d.A. a prendere con più urgenza delle decisioni, ma solo per "ricordare" al giornalista che già in quelle dimissioni c'era il “rifiuto” di un certo calcio...che assomigliava e assomiglia  molto ad una certa politica...che vuole il cambiamento senza niente modificare...e che condanna Giraudo e Moggi solo quando i loro reati sono in prescrizione (sai quanti guai sarebbero stati per molti?).
Caro Sconcerti, non può immaginare quanto sia orgoglioso che “Tardelli sia il simbolo di un calcio che non riesce a cambiare”...se è diverso dal “suo calcio”, da quello che si legge spesso e da quello che Lui ha condannato all'ONU.
Grazie Marchino.


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