sabato 6 luglio 2019

"IL FUTURO DELLA SINISTRA". Conversazione con Simone Oggionni

Sono più di due anni che non scrivo. 
Già con Renzi provavo una certa nausea per la politica. Con l’insediamento dell’attuale Governo mi è passata completamente la voglia! Seppur convinto che l’opera demolitrice del primo abbia costruito autostrade per questo governo assurdo, tuttavia non è certo colpa di Renzi se una marea crescente di italiani ha perso il senso dell’etica e della ragione, dando il potere ad un governo che è un misto del peggior fascismo, razzismo, qualunquismo e ignoranza.
Se oggi abbiamo Salvini e Di Maio la colpa è della sinistra e non certo del PD, che ormai da anni lotta per accaparrarsi una fetta di elettorato di centro per fare numero e non l’hanno mai nascosto. Se oggi domina la cialtroneria, la grettezza, la violenza e il razzismo è perché non esiste una contropartita di sinistra; ormai esistono forze di destra che sono allineate in un’unica cultura che ricorda bene o male quella fascista. Poi c’è il M5S ma ormai è succube della Lega e se continuerà a guidarlo Di Maio gli rimarrà poca vita!
E’ la paura di questa gente e la superficialità con cui gli italiani guardano a questi figuri che mi ha stimolato a riprendere a scrivere, con il desiderio di convincerne almeno uno del M5S a ritornare a sinistra, ad abbandonare questi pericolosi individui, che si alimentano e vivono cavalcando odio e paure e dividendo il Paese. E sono felice di iniziare con l’intervista a Simone Oggionni attuale Responsabile Nazionale Cultura per l’Articolo Uno e un giovane che stimo e consiglio di seguire con attenzione, che  intervistai ad Aprile del 2013, ripartendo proprio dall’ultima domanda che gli feci.
Ciao Simone, innanzi tutto ti ringrazio del tempo che mi dedichi e se non ti dispiace inizierei con la stessa domanda con cui chiusi l’intervista nel 2013: credi ancora che la sinistra abbia un futuro?
Ti sembrerò un pazzo incosciente ma ti rispondo con ancora più convinzione di sei anni fa: la sinistra ha un futuro. Ce l’ha nel mondo, ce l’ha in Europa e ce l’ha persino in Italia, malgrado il contesto difficilissimo che descrivi. Il mio non è un atto di fede, è una constatazione indotta dalla realtà oggettiva: viviamo in un sistema a rischio implosione (implosione ambientale, innanzitutto; e implosione economica-sociale, con diseguaglianze sempre più insostenibili). 
Il modello europeo fondato sul compromesso keynesiano è saltato. E in Italia sembriamo intrappolati in un incubo, con la destra nazionalista sopra il 40%. Ma proprio per questo, per l’oggettiva insostenibilità di un quadro simile, deve esistere un contrappeso in grado di mettersi in marcia verso una società diversa, nuova, giusta. 
Mi costa moltissimo pensare e, soprattutto, dire che il PD rappresenta la sinistra, visto che ormai sono anni che si batte per una fetta di “centro” e quindi, come dice Cacciari, parla sempre di più a élite, ma se togliamo loro dov’è la sinistra? Chi contrasta la destra che ci sta governando?
Hai centrato il punto. Cacciari, come Dumenil e Levy, due bravi sociologi francesi, mettono in evidenza da qualche tempo il grande limite della sinistra europea e italiana: essa si rivolge alle “classi alte” e non più ai ceti popolari, ai centri storici e non alle periferie, alle città capoluogo e non alla provincia. Non solo si rivolge a questi soggetti, ma li rappresenta in termini di programmi e persino di linguaggi. Una sinistra borghese - lo dico con il massimo del rispetto - di buoni sentimenti e di buone letture. Ma incapace, per la sua collocazione e conformazione sociale, di indicare un cambiamento radicale. Occorre invece una sinistra popolare, in grado di sporcarsi le mani nella sofferenza e nel disagio, nei problemi drammatici che vivono ogni giorno i lavoratori e i disoccupati. E sono tantissimi. La mancanza di lavoro, il salario insufficiente, il problema della casa, i servizi, la sanità. Occorre una sinistra popolare che torni a vedere nelle classi popolari il suo riferimento, che parli la sua lingua, che guardi con i suoi occhi. E che da lì torni a proporre un “assalto al cielo”, dotandosi di un orizzonte, di un sogno, che oggi nessuno più sembra avere, avendo contribuito a trasformare la politica in uno stanco esercizio di amministrazione dell’esistente. 
Da questo punto di vista, per non eludere la tua domanda, io penso che occorrerebbe una grande trasformazione. Occorrerebbe che il Pd e tutte le formazioni a sinistra del Pd prendessero atto del fallimento delle proprie, rispettive, strategie, e si ricostruisse daccapo un grande partito della sinistra italiana.  
Nel DNA della sinistra c’è il gene della “divisione”, quasi esistessero più sinistre e ognuna depositaria della verità. Più è sconfitta e più si divide!
Hai completamente ragione. La divisione, a maggior ragione di fronte a una destra così pericolosa, è semplicemente da irresponsabili. Quando sento che alcuni gruppi a sinistra del Pd, dotati tra l’altro di un consenso sempre più risibile, continuano a proporre di costruire un “quarto polo" contro la destra e contro il centro-sinistra mi cadono le braccia. Occorre unità, che è la vera precondizione dell’alternativa. Però il tema oggi non è tanto unire i pezzi di quello che c’è, ma ricostruire tutto. Non è sommando gli stati maggiori di formazioni politiche sconfitte e prive di credibilità che si torna a vincere nella testa e nel cuore del Paese.
Salvini dilaga tra gli elettori e detta le regole, fasciste, razziste, rancorose e stravince perché parla alla loro pancia. E noi Simone? Lo contrastiamo con chi e con che cosa?
Mi hai anticipato. Loro parlano alla pancia, noi dobbiamo parlare alla testa e al cuore. Spiegando ciò che è giusto e ciò che è razionale anche per gli interessi economici della maggioranza degli italiani. Sulla pancia, cioè sugli istinti, si costruiscono soltanto odio e rivalsa. Non democrazia, non libertà.Però anche qui abbiamo misurato tutta la nostra inadeguatezza in questi anni. Perché un conto è provare a dimostrare, appassionando, che c’è un’alternativa alla destra razzista. Un conto è salire sulle terrazze del centro storico di Roma e con una spocchia insostenibile dare la colpa a chi non ci ha votato.Quando un Paese soffre, quando un Paese non ha lavoro, non ha speranze, non ha tutele e sente crescere ogni giorno paura e disperazione, è naturale che guardi anche a destra, all’uomo forte, scaricando sugli ultimi la frustrazione dei penultimi. Noi siamo di fronte a un bivio: continuare così, contrapponendo alla destra montante una semplice e stizzita reazione morale; oppure prendere di petto la realtà, tornando a fare la sinistra e cioè opponendo un’alternativa economica-sociale più giusta, più equa, più razionale. Non sono slogan, parlo di cose concrete. Di fronte al disagio sociale montante i Cinque Stelle propongono il reddito di cittadinanza e la Lega la riforma delle pensioni. Noi non possiamo avere paura di proporre: patrimoniale, salario minimo, riduzione dell’orario di lavoro, piano straordinario per l’occupazione. 
Possibile parlare agli italiani degli extracomunitari e dell’immigrazione non alla pancia, ma con idee chiare di sinistra?
Ma certo. Innanzitutto occorre riportare l’attenzione sui numeri, sulla realtà e smascherare questa idea dell’invasione e dell’emergenza. Numeri alla mano dobbiamo dire due cose: che non c’è alcuna invasione e che la presenza della forza lavoro immigrata ha sin qui avuto un effetto positivo sull’economia del Paese (basti pensare al contributo previdenziale, al fatto che senza gli immigrati non saremmo in grado di pagare le pensioni ai nostri genitori e ai nostri nonni). E poi stare sul pezzo, proponendo idee completamente diverse. Ne dico alcune. Il tema dell’immigrazione è innanzitutto tema dell’Europa. Si tratta di fare quel che il Parlamento europeo ha già votato: riformare Dublino (voluto dall’allora governo Berlusconi – Lega), creare un sistema di asilo europeo, che redistribuisca automaticamente i richiedenti asilo. Il peso della storia non può essere addossato soltanto ai Paesi di primo approdo. Altro che sanzioni – allora – per chi sfora il deficit di qualche decimale, magari per fare investimenti pubblici. Sanzioni europee, invece, per chi attua politiche contrarie al diritto internazionale e ai diritti umani.Poi lo ius soli, immediatamente: perché crescere cittadini di serie A e cittadini di serie B vuol dire fare male alla società, spingere nell’emarginazione e nel risentimento migliaia di giovani. Non solo è giusto, ma è anche pericoloso fare il contrario.
Basta traffico di armi, basta guerre dell’Occidente, anche se per procura. Non si può devastare la Libia, lo Yemen, la Siria e mezza Africa e poi piangere lacrime di coccodrillo per gli effetti che queste guerre producono sull’immigrazione.
Stracciare gli accordi con la Libia: non ci sono mezze misure. Occorre riconoscere che pagare la Libia per stuprare e torturare nei campi di prigionia non solo è immondo, ma non risolve gli effetti perversi del fenomeno migratorio, non aggredisce la causa. Viola soltanto dignità, umanità, vite. Al contrario occorre ristabilire una rete di corridoi umanitari, come dice e propone la Chiesa di Francesco.
Consentire poi permessi di soggiorno per ricerca di lavoro: facilitare e governare i flussi e gli ingressi regolari è l’unico modo per diminuire la clandestinità.
Infine: fare quello che propone da tempo Romano Prodi, cioè un grande piano di cooperazione e di sviluppo con l’Africa, d’intesa con la Cina per costruire in maniera non predatoria, non coloniale, infrastrutture e strutture produttive di base. Non si tratta di esportare la democrazia (come se, tra l’altro, ne avessimo da esportare) ma di cooperare per la crescita sociale, produttiva, industriale, infrastrutturale di un Continente che oggi esplode e che invece ha bisogno di pace, crescita e benessere.
Sarò distratto ma non vedo giovani lavoratori e studenti battersi per il lavoro, la scuola e il loro futuro. Capisco che il sindacato abbia fallito nel recente passato, ma una sinistra vera dovrebbe prendersi in carico questi progetti antichi e pur sempre moderni.
Sono d’accordo, ma la colpa non è loro. È nostra. Se cresci in un sistema politico nel quale il conflitto non c’è, la sinistra è quella che ha votato il fiscal compact, ha inserito il pareggio di bilancio in Costituzione, ha fatto il jobs act, perché mai dovresti crescere e diventare cittadino riconoscendo nel conflitto e nella sinistra una possibilità in grado di cambiarti la vita? 
Bisogna ricostruire le fondamenta, a partire da un nuovo vocabolario politico e sentimentale che dica ai giovani: se lotti, se ti unisci alla sinistra, migliori il tuo presente e costruisci un futuro più giusto. 
Una buona parte di giovani di sinistra pare che abbiano votato M5S, è mai possibile non riuscire a parlare a questi ragazzi, rinnovando loro una visione nuova di sinistra?
Sì, è possibile farlo ma, come dici tu, rinnovando. Occorre coraggio, discontinuità, radicalità, passione. Ho la fortuna di incontrare e frequentare tutti i giorni, in giro per l’Italia, a partire dalle scuole, questa nuova generazione. Ti assicuro che se sente coraggio, radicalità, passione si accende, è pronta a fare la sua parte. Se fiuta anche lontanamente una politica fatta per interesse personale, oppure timida, compromissoria, burocratica, perché mai dovrebbe impegnarsi? Le manifestazioni del friday for future, sul cambiamento climatico, sono un piccolo ma importante segnale di consapevolezza e di attivismo.  
In che modo può la sinistra rappresentare e difendere i diritti di quelle persone (donne, persone LGBT, immigrati, persone impegnate in ONG, etc.) che sono maggiormente sotto attacco oggi?
Ho prima parlato di vocabolario, di linguaggio. Ci ho persino scritto un libretto l’anno scorso, perché aveva ragione Calvino nel riconoscere, già nei primi anni Ottanta, che la civiltà occidentale iniziava a essere vittima di una vera e propria “epidemia pestilenziale” nell’utilizzo delle parole. Facci caso: siamo schiavi di un linguaggio che è quello di chi comanda. Le donne sono apprezzabili finché stanno al loro posto. Chi vive la propria sessualità liberamente è un problema da controllare e circoscrivere. Chi lavora per mitigare le sofferenze altrui viene guardato con sospetto (o perseguito penalmente). Chi scappa da guerre e miseria (che noi abbiamo contribuito a creare) è un criminale. La povertà stessa viene criminalizzata. 
Noi dobbiamo rovesciare questa cultura dominante, provando a guardare il mondo con lo sguardo degli ultimi. Con lo sguardo delle differenze. Non è un esercizio di tolleranza: è la precondizione del cambiamento, della costruzione di un nuovo stadio di civiltà e di fratellanza.
Normalmente quando si tocca il fondo si valutano gli errori, si cerca di reagire, di risalire la china, si cercano compagni di viaggio nuovi e soprattutto giovani, per alimentare entusiasmi persi. A parte te, ci sono giovani brillanti ed interessanti da far conoscere? Mi piacerebbe essere di aiuto e concedere loro una pagina al giorno per presentarli ai miei due lettori.
Ho tanta fiducia in una nuova classe dirigente. Conosco tanti giovani dirigenti capaci, in tutta Italia. Da Peppe Provenzano, nuovo responsabile lavoro del Pd, a Elly Schlein, che è stata negli ultimi anni parlamentare europea con Possibile. Ma penso soprattutto ai tanti con i quali sono cresciuto in questi anni, compagni che non hanno mai fatto i parlamentari, i consiglieri regionali. Ragazzi e ragazze che sono diventati uomini e donne mantenendo  intatti rigore morale e ideali. Che intendono la politica solo come fatto collettivo, mai come fatto personale. Che hanno una cultura politica solida e una capacità organizzativa straordinaria. Ti faccio il nome di Francesco d’Agresta, che è anche il presidente dell’associazione politico-culturale a cui sono iscritto, Esse, in rappresentanza di decine di loro. Se la sinistra avesse la grande ambizione che ho sin qui descritto (cambiare il mondo, ritornare a vincere) si affiderebbe a loro. Invece le attuali classi dirigenti (quelle che in questi anni hanno perso e sbagliato tutto quello che c’era da perdere e da sbagliare) vogliono evidentemente conservare le proprie piccole postazioni di privilegio. Non capendo che, se andiamo avanti così, non soltanto Salvini governerà per vent’anni. Ma pure loro perderanno rapidamente quel poco che hanno. Ti sembrerò presuntuoso ma la penso esattamente così: senza una nuova classe dirigente la sinistra italiana non ha futuro. 
Sei anni fa mi dicesti che “…c’è un bisogno di sinistra clamoroso, esorbitante. Se questo bisogno non corrisponderà ad una risposta all’altezza è responsabilità nostra, di tutti noi. Penso sia un valido motivo per dedicare a questa ambizione una vita intera”. Sei ancora di questo parere? Hai ancora fiducia nella possibilità di dare una risposta a questo bisogno di sinistra? Le ultime elezioni sembrano indicare il contrario, o no?
Sì, sono ancora di questo parere. Ma sei anni fanno aumentare la consapevolezza dei fenomeni. Oggi ti rispondo così: siamo al punto in cui ciascuno si deve assumere le proprie responsabilità e in cui ciascuno è responsabile di quello che fa (o non fa). Non vorrei essere a mia volta ricordato, tra qualche anno, per avere frenato o impedito in alcun modo un processo di rigenerazione e di cambiamento della sinistra italiana. Vorrei essere invece ricordato come uno tra quelli che sono riusciti a fare saltare il tappo e che hanno liberato energie. Energie utili alla sinistra italiana, alla democrazia di questo Paese, alla nostra gente.
Sono sempre stato di sinistra e alla mia età è veramente imbarazzante trovarmi un governo della peggiore destra, con un Ministro degli Interni che ha grandi aspirazioni da duce e con l’assoluta assenza della Sinistra. Cosa farai con l’Articolo Uno per contrastare Salvini, la destra e, soprattutto, la stoltezza della Sinistra divisa per una nuova Sinistra?
Come ti dissi sei anni fa, rinnovo il mio impegno a dedicarvi, per intero, la mia vita. 
Ti sono grato di avermi concesso l’intervista, che mi aiuta a ritornare a scrivere e a combattere di nuovo per qualcosa che ne valga la pena. Non so se riuscirò dopo tanto tempo a riprendere i miei lettori, ma lo spero sinceramente e farò il possibile per aiutare Te e tutti i giovani che vorranno lottare per una nuova sinistra, che sappia parlare un linguaggio forte, giovane, trasparente e che voglia mettere la persona al centro.

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