Il
termine politica deriva dal greco pòlis (città-Stato) e indica l'insieme
delle cose della città, gli affari pubblici (res publica).
Originariamente
il senso della politica non indica l'esercizio di un potere qualsiasi sugli
uomini, ma solo quel tipo di potere (Arisotele) che esercitandosi su uomini
liberi e uguali si fonda sul loro consenso e ha per fine il bene non solo dei
governanti, ma anche dei governati.
Tranquilli
non è una noiosa lezione sulla politica, ma solo alcune considerazioni su di
essa tanto per capire cosa sia
successo, negli anni, per averla resa una porcheria simile a quella che stiamo
subendo.
Per
Aristotele e Tommaso D'Aquino la politica era considerata come una dimensione
naturale dell'uomo, la sola che può garantire le condizioni entro cui può
realizzarsi la pienezza della vita umana...(e qui la mano diventa pesante
sulla tastiera).
Secondo
Hobbes, invece, è una costruzione
artificiale dell'uomo per garantire la sicurezza della sua vita...(e qui le
cose potrebbero complicarsi perché qualcuno potrebbe anche disquisire se si
tratta di “uomo che governa” oppure “uomo governato”!).
Quello
che è certo, comunque, che qualunque sia l'idea che ognuno di noi ha della
politica e per quanto si dichiari che non interessa o che è da tempo che non ce
ne occupiamo, nessuno di noi può scegliere o meno di farla...perché vivere e
decidere in una comunità obbliga a decisioni che riguardano noi e coinvolgono
anche altri. Questo, signori, è fare politica! L'unica cosa che ci è concessa è
la diversità della scelta del verso in cui indirizzare le nostre azioni, che
tengano conto o meno di far
partecipare e con uguali opportunità gli altri alla vita della comunità. Volenti o
nolenti siamo obbligati a fare politica e il risultato, pessimo per ora, ma
forse buono per il futuro, è ritrovare la consapevolezza che la “politica siamo
noi”!
Siamo
noi. Questo dobbiamo ritrovare!
Sandro
Pertini diceva: “La moralità dell'uomo politico consiste nell'esercitare il
potere che gli è stato affidato al fine di perseguire il bene comune”
Siamo
noi che decidiamo l'uomo politico che ci deve moralmente guidare...e se non
l'abbiamo fatto noi...possiamo anche ribaltare le scelte imposte
dall'alto..NOI! Ma se la
malapolitica perversa, rimane e prospera di cosa ci lamentiamo? Se noi abbiamo
il potere di scelta e non lo facciamo di cosa ci lamentiamo!?
Per
quanto si scelga Aristotele o Hobbes, che sia luogo in cui realizzare la
pienezza della vita o artificio per garantire la sua sicurezza, com'è possibile
che uomini intelligenti e pensanti abbiano concesso a pochi omuncoli corrotti e
disonesti di imporci le loro condizioni...di obbligarci a vivere senza
decidere! Di trasformarci in pecore al servizio di pochi lupi.
Siamo
ormai talmente abituati all'ovile che poi diventerà sempre più difficile
pretendere le “condizioni per una vita dignitosa” perché, come scriveva T.Fuller,
“E' follia per le pecore a parlare di pace con un lupo”!
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