mercoledì 24 settembre 2014

La follia delle tutele

Il prof. Luciano Gallino, grande sociologo ha scritto: "Allo scopo di massimizzare la quantità di valore estratto è necessario che un'impresa punti a realizzare varie condizioni: pagare il meno possibile il tempo di lavoro effettivo; impiegare solamente la quantità di lavoro che è necessaria in un dato momento per compiere una data operazione di accertata utilità produttiva; far sì che le persone lavorino, in modo consapevole o no, senza doverle retribuire; infine minimizzare, e laddove possibile azzerare, qualsiasi onere addizionale che gravi sul tempo di lavoro, quali imposte, contributi previdenziali, assicurazione sanitaria e simili". Ma il professore, si sa, è in odore di sinistra e come tale, ad ogni costo, pericoloso e da combattere. Neppure il Pd riesce più a rispecchiarsi minimamente, figurarsi Renzi!

Il più grande pensatore dei nostri tempi, nonché grande sociologo, Zygmunt Bauman ha evidenziato: "Se lo Stato sociale oggi si vede tagliare i fondi, va in pezzi o addirittura viene deliberatamente smantellato è perché le fonti di profitto del capitalismo si sono spostate, o sono state spostate, dallo sfruttamento della manodopera operaia allo sfruttamento dei consumatori. E perché i poveri, spogliati delle risorse necessarie per rispondere alle seduzioni dei mercati consumistici, hanno bisogno di denaro - non del genere di servizi offerti dallo "Stato sociale" - per risultare utili secondo la concezione capitalista dell' 'utilità' ". 
Ma anche il grande vecchio della sociologia non è credibile, perché non è di destra ed è evidente che certe utopie sono solo vecchie reminiscenze della sinistra.
Quindi non mi rimane che citare Papa Giovanni Paolo II, sperando che, la santificazione in atto, lo liberi dall' accusa di comunismo: "Non si potrà costruire quell'ordine internazionale, realmente improntato a giustizia e solidarietà, che è nell'auspicio di tutti, se continuerà a prevalere il profitto a tutti i costi concentrato nelle mani di pochi, mentre il resto dell'umanità soffre nella miseria e nell'abbandono".
Assurde utopie, ancora in uso in una piccola parte della Chiesa e nei pochi irriducibili di sinistra, se è vero che la massa degli elettori, dopo aver scelto per venti anni un uomo di destra che ha distrutto sia il lavoro che il Paese e poi ha deciso di svoltare pagina con un giovane rampante fiorentino di falsa sinistra, che vuole dare il colpo finale, sia al lavoro che al Paese. Stiamo a discutere se sia legittimo o meno abolire l'art.18, ma l'elemento determinante sarebbe di chiedersi se non sia il segnale del capitale di aver dato il colpo finale al lavoro. Un'operazione sognata per anni e in fase di realizzo. Ciò che hanno scritto gli autori citati sono sogni irrealizzabili per la maggior parte della gente, quindi non serve perdere tempo, ma ad ognuno serve poter fare la propria corsa per raggiungere la ricchezza promessa...e gli altri, gli sfigati, si arrangino.
Inutile perdere tempo in sogni impossibili, come lavoro e vita dignitosa per tutti, tanto non è realizzabile e, in fondo, è ciò che fanno intendere i politici e il capitale, perché i poveri ci sono sempre stati e sempre ci saranno...ormai è legge naturale...che senso ha dare a tutti!
Quindi il senso di equità di chi amministra non è di dare le tutele a chi non le ha, ma toglierle a chi le ha! E questa è pura follia, non di chi amministra, ma di chi li sostiene.
Non siamo più abituati a combattere giorno dopo giorno, passo dopo passo, conquista dopo conquista, dando ragione a W. Churchill  che sosteneva: " E' un peccato il non fare niente col pretesto che non possiamo fare tutto".


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